ROMA Olio italiano a rischio per le gelate, l'avanzata della Xylella e le frodi che trasformano il prodotto straniero in nazionale. La Coldiretti e migliaia di agricoltori...
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I RISCHI
Dopo le ultime gelate, la produzione nazionale di olio di oliva è crollata e di conseguenza aumenterà l'arrivo del prodotto estero. Con il risultato che due bottiglie su tre di quelle che saranno vendute nel 2019 conterranno prodotto straniero. Questa la denuncia della Coldiretti che ieri ha manifestato sotto la sede del ministero dell'agricoltura per sensibilizzare il governo sulla difficile condizione degli olivicoltori e dei piccoli frantoi che hanno avuto il colpo di grazia dopo le difficoltà causate dai danni della Xylella e dalle frodi di chi miscela l'olio italiano con quello tunisino, spagnolo o greco. Per Prandini «occorre difendere l'extravergine italiano nell'ambito dei negoziati internazionali dove l'agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi». Appello accolto dal ministro Centinaio che, dopo aver ricevuto gli agricoltori, ha annunciato che «il cento per cento made in Italy non è solamente uno slogan ma uno stile di vita e di lavoro». E ha assicurato che si impegnerà a tutto campo, dai danni delle gelate alla lotta alle frodi, al sostegno all'economia di settore.
Quanto alla questione al momento più grave come la Xylella fastidiosa, il batterio che da cinque anni sta distruggendo gli ulivi pugliesi e rischia di diffondersi anche nelle altre regioni e che potrebbe causarci una multa milionaria dalla Commissione europea (che ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia), il decreto di stato d'emergenza e il piano straordinario da 100 milioni di euro presentato lo scorso dicembre in commissione agricoltura della Camera, sono pronti. «Sulle questioni che riguardano la Xylella - ha aggiunto il ministro - penso che sia questione di ore, se non di pochi giorni ma siamo in dirittura d'arrivo. Ci sarà una parte che entrerà nel decreto semplificazioni e quindi stiamo lavorando per farla entrare il più velocemente possibile. E invece per la parte più attinente al decreto vero e proprio nei prossimi giorni ci sarà la firma».
IL CONTAGIO
Dopo che nel 2013 fu scoperto nelle campagne di Gallipoli il batterio che attacca e uccide le piante di ulivo, in questi anni la malattia si è diffusa in tutto il Salento e sta risalendo la Puglia con il più recente allarme di dicembre di 75 nuove piante infette ai confini della provincia di Bari, che ha segnato un avanzamento di 8 chilometri rispetto al limite precedente. Con allarmi anche in Toscana dove era stato individuato un focolaio di 41 piante nel comune di Monte Argentario, in provincia di Grosseto, seppur su piante diverse dagli ulivi ma che ha messo in allarme gli agricoltori e i vivaisti della regione. Così come lo sono in Liguria dopo che due anni fa venne individuato il batterio a una decina di chilometri dal confine francese, nelle campagne di Mentone. A fine anno il ministro aveva presentato a Montecitorio il piano che «persegue essenzialmente tre finalità: contrastare la gravità dell'epidemia in atto, limitare l'enorme rischio potenziale di espansione in altre regioni del Paese, attuare uno stretto ed efficace coordinamento delle istituzioni, forze, enti chiamati a gestire le azioni di contrasto sul territorio a tutti i livelli e incrementare le risorse finanziarie destinate a questi scopi». Il tutto partendo con una prima dotazione di 100 milioni di euro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino