Roma. Dopo la platea degli esclusi, il metodo di calcolo. Nel confronto con i sindacati sulle pensioni, il governo fa alcune aperture che per ora non accontentano gli...
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Il passaggio alla verifica biennale a partire dalla scadenza del 2021 è già previsto dalla legge Fornero, mentre oggi avviene ogni tre anni. Ma cosa sarebbe successo se il meccanismo della media fosse già stato applicato in vista del 2019? Probabilmente poco, nel senso che se invece di confrontare il valore della speranza di vita 2016 con quello del 2013 (raffronto che ha portato ad un incremento di 0,4 anni e quindi di cinque mesi in più dei requisiti previdenziali) si confrontassero le medie la differenza sarebbe pari a 0,3 e quindi a 4 mesi. E dunque l'età della vecchiaia salirebbe a 66 anni e 11 mesi invece che a 67.
I sindacati riconoscono su questo punto «l'apertura» del governo che sostanzialmente va «nella direzione richiesta» (con aggiustamenti), ma sul resto «le distanze» restano. Sulla platea dei lavori gravosi al momento individuati per essere esclusi dall'aumento a 67 anni (15 categorie, le 11 dell'Ape social più le 4 new entry dei braccianti, siderurgici, marittimi e pescatori, in totale 15-20 mila), la proposta del governo «non va bene e va corretta», rimarca il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, chiedendo anche sui requisiti «cose esigibili»: «Un'intesa è possibile se veniamo ascoltati». «Abbiamo verificato che restano distanze», che «devono essere colmate», dice il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, «chiediamo un intervento sulla platea più ampio. Al momento il pacchetto è limitato, non basta». Sulla platea «le distanze sono infinite», insiste anche il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli.
In ogni caso l'intesa non è ancora a portata di mano. Sarà decisivo l'ultimo incontro previsto per lunedì, che inizierà a livello tecnico per poi assumere una veste politica con la partecipazione dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
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Il Mattino