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La siccità rischia di colpire anche al Sud, in particolare in Campania. Il fenomeno potrebbe coinvolgere l'industria conserviera. Una conseguenza indiretta della mancanza di acqua che si registra in alcune aree del Centro Nord, soprattutto nel bacino della Pianura Padana. La carenza idrica sta determinando un calo della produzione, nelle zone maggiormente colpite dalla siccità, anche per alcuni degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro.
Il rischio paventato da Coldiretti è una riduzione delle forniture alimentari. «L'acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la produzione di cibo e la competitività dell'intero settore alimentare», spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Tra le colture che hanno maggior bisogno di acqua c'è quella del pomodoro. «Il problema esiste per l'agroindustria campana, che trasforma e che compra proprio in quelle zone», aggiungono da Coldiretti.
Le aziende dell'industria conserviera campana manifestano un'evidente inquietudine, in vista della campagna estiva di trasformazione del pomodoro. «Noi lavoriamo a luglio e settembre», spiega Gaetano Torrente, responsabile commerciale di "La Torrente srl", che vanta 600mila quintali di prodotti trasformati ogni anno. «Per la prossima campagna la siccità ci crea preoccupazioni soprattutto perché la produzione sarà più bassa. Questa è la situazione attuale. Contemporaneamente c'è il rischio di un aumento dei prezzi perché i costi dovranno essere spalmati su meno prodotti. Le vendite dei formati catering, destinati al consumo fuori casa, sono ripartite, mentre i formati retail, destinati al consumo domestico, sono ancora un po' lenti rispetto agli anni precedenti. Al supermercato si percepisce una maggiore povertà dei consumatori, che non fanno più scorte. Bisogna tener conto del fatto che l'agroalimentare - conclude Torrente - è il settore trainante, insieme con il turismo, dell'economia campana».
L'industria italiana del pomodoro, specializzata nella produzione di derivati destinati al consumatore finale, è uno dei punti di forza dell'agroalimentare Made in Italy e, oltre a soddisfare il fabbisogno interno (35 chilogrammi pro capite/anno), destina oltre il 50 per cento delle proprie produzioni all'estero sia verso l'Europa (Germania, Francia, Regno Unito) che verso gli altri Paesi (Asia, USA, Giappone, Oceania), con una quota export di oltre 2 miliardi di euro.
«La filiera produttiva della regione vanta numeri da record, superiori anche a quelli della pasta. È un settore sottovalutato, rispetto ai suoi meriti. Gli investimenti sono collocati per lo più nell'area casertana, con 4mila ettari». Sulle possibili conseguenze della siccità sulle forniture alimentari, De Angelis sposta il tiro: «Abbiamo un bacino produttivo collocato per il 60 per cento in Puglia, che è servita da due bacini idrografici. Quella della siccità è una preoccupazione che riguarda il medio periodo. Nel 2023 credo che non dovremmo avere problemi ma si presenteranno sicuramente nei prossimi anni. Bisogna sbrigarsi a realizzare infrastrutture utili a risolvere la questione». Per infrastrutture si intende una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento, per conservare l'acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all'industria e all'agricoltura.
La capacità attrattiva del territorio regionale viene confermata dal piano di investimenti di 38 milioni di euro annunciato poche settimane fa dal gruppo La Doria, leader nella produzione di conserve di pomodoro, in quattro stabilimenti meridionali, di cui tre in Campania, a Sarno, Fisciano e Angri.
Il Mattino