Poste, la speranza dei piccoli comuni: «Ora cambiamo le regole per mantenere i servizi»

Per quattro paesi campani agenzie già pronte

Poste, la speranza dei piccoli comuni: «Ora cambiamo le regole per mantenere i servizi»
Nel drammatico spopolamento che ha interessato oltre la metà dei 550 comuni campani, soprattutto quelli delle aree interne e montane, l'ultimo presidio di servizi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Nel drammatico spopolamento che ha interessato oltre la metà dei 550 comuni campani, soprattutto quelli delle aree interne e montane, l'ultimo presidio di servizi (oltre ai municipi e alle guardie mediche) sono gli sportelli postali: in tutta la Regione ce ne sono 938! Anche nei comuni più piccoli il presidio delle Poste, magari si è ridotto, ma non è spartito. Così come nel paese più piccolo della Campania, Valle dell'Angelo (nel salernitano) con i suoi 220 abitanti (il 75% dei quali con oltre 70 anni) che tre mattine alla settimana hanno la loro Posta. Per le persone anziane, in particolare, l'ufficio postale è una sorta di Linus: la pensione, il libretto con i risparmi, i pacchi.

Per chi, invece, è ancora nella vita attiva è il luogo dove si svolgono tutte le operazioni finanziarie considerato anche che nel 51 per cento dei comuni campani gli sportelli bancari non ci sono più (e continueranno a essercene sempre meno stando alla tendenze che si è consolidata negli ultimi anni).
Per questo la Campania è già avanti nel progetto Polis di Poste Italiane: sui 40 uffici in tutta Italia già pronti a incardinare il sistema di servizi della pubblica amministrazione quattro sono in regione (Piedimonte Matese, Rocchetta e Croce nel casertano, Sorbo Serpico in Irpinia, e Ottati nel salernitano e altri due - Barano d'Ischia e Montemiletto nell'avellinese - seguiranno a breve). Alla fine saranno 465 i comuni campani coinvolti in Polis, il progetto di digitalizzazione di Poste Italiane.

In pratica l'85% dei comuni campani dove vive poco più del trenta per cento della popolazione della regione (1,7 milioni di abitanti) potrà accedere a servizi nel proprio comune che finora erano reperibili in paesi più grandi o nei capoluoghi.

È quanto avviene anche in altri paesi europei che hanno una struttura demografica e abitativa simile alla nostra: molti piccoli borghi sparsi, spesso in ambiente montano, con popolazione ridotta o soggetta all'effetto fisarmonica: pochi residenti, ma tanti turisti nelle stagioni invernali o estive che richiedono l'accesso agli stessi srevizi di cui dispongono in città.

C'è un problema di cittadinanza in particolare nei comuni più piccoli, quelli con meno di mille abitanti: in Campania ce ne sono 78 e lì vive poco meno dell'uno per cento di tutta la popolazione di tutta la regione. Spesso hanno perso scuole, molti servizi privati e i servizi pubblici sono ridotti al lumicino: in 40 anni la loro popolazione è diminuita in media dall'80 per cento.


«Per salvare i comuni delle aree marginali - spiega Stefano Pisani, sindaco di Pollica e responsabile dei piccoli comuni di Anci Campania - bisogna stabilire una volta per tutte che non si possono applicare i parametri stabili per i servizi, altrimenti non ci saono servizi! Era quello che prevedeva la legge Realacci che è rimasta completamente inapplicata. Non si può chiedere - ragiona Pisani - a una coppia di stabilirsi in un piccolo comune se poi non ci sono asili nido, i trasporti sono scarsi, la scuola è ridotta al lumicino e i servizi sanitari non ci sono. Per esempio la nuova norma sull'autonomia scolastica che prevede una soglia minima di studenti (600 che scende a 400 nelle aree montane) che comporterà accorpamenti con il coinvolgimento di scuole anche di dieci comuni facendo perdere prima i dirigenti e i bidelli, poi anche i docenti». «Una cosa sono gli annunci - chiude - l'altra sono i fatti e per ora sui piccoli comuni di fatti ce ne sono pochi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino