Reddito di cittadinanza, agricoltura e turismo: 270mila posti per migranti e percettori del sussidio

Il governo al lavoro su un dpcm ad hoc per rispondere alle esigenze delle imprese. Dall'estero quasi 100mila stagionali. Ma si darà priorità a chi riceve il Reddito

Reddito di cittadinanza, agricoltura e turismo: 270mila posti per migranti e percettori del sussidio
«Mancano circa 270 mila lavoratori stagionali». In Italia in pratica, latitano dipendenti agricoli, cuochi o camerieri. È l'allarme finito ormai da...

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«Mancano circa 270 mila lavoratori stagionali». In Italia in pratica, latitano dipendenti agricoli, cuochi o camerieri. È l'allarme finito ormai da settimane sulle scrivanie dei ministri del Lavoro Marina Calderone, dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, degli Esteri Antonio Tajani e dell'Interno Matteo Piantedosi che, non a caso, hanno istituito un tavolo ad hoc alla Farnesina per rispondere alle richieste sempre più pressanti delle associazioni di categoria. Filiere produttive, organizzazioni agricole, articolazioni di Confindustria e imprese, infatti, premono perché quei 270 mila posti di lavoro stagionali (100 mila nel settore agricolo e il resto nel turismo) vengano coperti il prima possibile.

Il governo, già alle prese con Pnrr e Manovra, però sta prendendo tempo e studia una risposta più articolata rispetto all'abituale decreto flussi. L'idea, di cui Giorgia Meloni è la più convinta sostenitrice, è che una potenziale emergenza possa trasformarsi in un'opportunità per il Paese. Per l'esecutivo infatti, i posti vacanti vanno coperti non solo con gli ingressi regolari, ma soprattutto attraverso i percettori del Reddito di cittadinanza, che avranno la priorità rispetto a queste offerte. 

La partita è quindi doppia. Per quanto riguarda gli arrivi dei migranti lo strumento è ovviamente stato già individuato, e sarà l'ormai ventennale decreto flussi. Un testo - quest'anno sarà un dpcm, nel tentativo di accelerare i tempi - che salvo sorprese verrà licenziato dall'esecutivo prima di Natale, avrà carattere biennale o triennale e autorizzerà l'ingresso nella Penisola di una cifra compresa tra 70 e 100 mila lavoratori stranieri. Migranti che arriverebbero da Paesi selezionati con cui la Farnesina sta lavorando ad accordi ad hoc, dando la precedenza a coloro che sono già specializzati nel settore di riferimento. In ogni caso rischiano di essere pochi rispetto ai posti vacanti ma probabilmente in crescita rispetto allo scorso anno. Nel decreto varato dal governo Draghi il 23 dicembre 2021 infatti, fu autorizzato l'ingresso di 69.700 lavoratori. D'altro canto però un flusso maggiore, spiegano fonti vicine al dossier, creerebbe problemi di gestione.

E allora ecco che, come chiesto in primis da Meloni, anche a costo di ritardare di qualche settimana l'emanazione del Dpcm, il provvedimento sarà affiancato da specifici riferimenti al sussidio. Non una norma ad hoc, però. Come spiegano fonti del Viminale «il tutto avverrà in attuazione di quanto già previsto dall'articolo 22, comma 2, del testo unico immigrazione che impone al datore di lavoro, che intende instaurare un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con uno straniero residente all'estero, di documentare la indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale». 

 


 

L'idea in pratica, è dare il là a quel processo di ridefinizione del Reddito di cittadinanza già annunciato dal presidente del Consiglio e dalla ministra Calderone, e andare incontro alle richieste delle imprese che faticano a trovare lavoratori non solo per le occupazioni stagionali ma anche operai specializzati (specie nel settore edilizio) e autotrasportatori. A spiegarlo del resto è stato proprio il premier: «Alcune aziende che si occupano della messa a terra della fibra ottica chiedono l'impiego di lavoratori immigrati perché pare non trovino italiani disposti a farlo. Anche se assunti con un contratto collettivo nazionale - ha sostenuto in una recente intervista - Se non sei disponibile a lavorare con contratto regolare sei libero di farlo ma non puoi pretendere che lo Stato ti mantenga. Forse il lavoro c'è più di quanto sembri e forse il Reddito ha spinto alcuni a rifiutarlo, preferendo il nero». 

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Il Mattino