Roma. La busta paga dei lavoratori Ilva assunti dalla nuova gestione non sarà toccata. Né nella parte fissa né in quella variabile. Gli scatti di...
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Già fissate le prossime due date del tavolo: il 9 novembre per parlare del piano industriale, il 14 novembre di quello ambientale. Ma non si parte da zero. Nella riunione di ieri i sindacati hanno incassato già due punti: la marcia indietro sui tagli ai salari e alle condizioni contrattuali; e l'apertura sulla possibilità di ridurre il numero di esuberi. Mittal, infatti, ha confermato che le diecimila assunzioni sono «il livello minimo garantito». «Il tavolo - ha detto Calenda - cercherà di ridurre gli esuberi» (oggi sarebbero circa quattromila). Il ministro ha poi voluto ricordare l'importanza di aver trovato un investitore che crede nell'Ilva mettendoci un mucchio di soldi: «Stiamo parlando di un investimento complessivo da 5,3 miliardi di euro. Una piccola finanziaria per intenderci». Un messaggio che più che ai sindacati sembra essere destinato ai rappresentanti degli enti locali pugliesi che hanno presentato un ricorso al Tar contro il nuovo decreto sul piano ambientale. «Il governatore della Puglia ed il sindaco di Taranto ritirino il ricorso al Tar» ha esortato Calenda, annunciando la convocazione di «un tavolo istituzionale con i 5 governatori delle regioni interessate e i 40 sindaci e l'Azienda».
Intanto i sindacati non nascondono la soddisfazione per l'esito dell'incontro di ieri. «Sciopero scongiurato, parte la trattativa» sintetizza il leader Uilm, Rocco Palombella. «Aver sgombrato il tavolo da vincoli è un fatto positivo, ma è necessario che questo spirito permanga» dice Marco Bentivogli, numero uno Fim-Cisl. Più asettico il commento Fiom, che «prende atto» del congelamento della procedura ex art.47, ribadendo che «è necessario che il negoziato parta da esuberi zero».
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Il Mattino