Statali, nuovo contratto in arrivo: aumenti da 91 fino a 126 euro

Statali, nuovo contratto in arrivo: aumenti da 91 fino a 126 euro
Aumenti da 91 euro fino a 126 euro al mese. Più gli arretrati del 2019, del 2020 e di tutti i mesi del 2021 che passeranno fino alla firma del nuovo contratto. Dopo il...

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Aumenti da 91 euro fino a 126 euro al mese. Più gli arretrati del 2019, del 2020 e di tutti i mesi del 2021 che passeranno fino alla firma del nuovo contratto. Dopo il primo incontro con il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e in attesa che vengano emanati gli atti di indirizzo all’Aran, l’Agenzia pubblica che siede al tavolo del contratto per il governo, i sindacati hanno iniziato a fare i conti degli aumenti con le risorse disponibili. Le prime stime le ha prodotte la Confsal-Unsa. Le risorse stanziate, 7,8 miliardi circa, dovrebbero comportare un aumento del 4,07%. Nei ministeri, dove lavorano circa 140 mila dipendenti, la retribuzione media è di 30.211 euro. Questo significa che l’aumento lordo mensile medio a regime sarebbe di 94,58 euro

Nelle Agenzie fiscali, dove lavorano quasi 47 mila dipendenti pubblici, le retribuzioni sono più alte, in media 37.294 euro. Significa che l’aumento mensile medio lordo a regime sarà di 116,76 euro. L’aumento maggiore arriverebbe negli Enti pubblici non economici, come l’Inps e l’Inail, dove gli stipendi sono mediamente maggiori. In questi Enti le retribuzioni superano in media i 40 mila euro, dunque l’aumento mensile lordo sarà di circa 126 euro. Per le amministrazioni locali, come i Comuni, l’aumento medio mensile lordo sarebbe di 91 euro circa, dato che le retribuzioni sono le più basse tra i comparti: 29.135 euro in media.  

Per il personale della scuola, oltre un milione di dipendenti, retribuzione media annua di 31.500 euro, dovrebbero avere un aumento mensile lordo medio di 98 euro circa. Per i dipendenti del servizio sanitario (esclusi i medici, che fanno parte del personale dirigente e hanno una contrattazione separata), l’aumento dovrebbe essere di poco più di 97 euro lorde mensili. L’intenzione è di chiudere il contratto in modo che gli aumenti possano arrivare dal 2022, se non prima. Sugli importi il condizionale però è d’obbligo. I motivi sono spiegati nelle stesse tabelle elaborate da Confsal-Unsa. Lo stanziamento complessivo per gli aumenti del settore statale è di 3,775 miliardi di euro. A dividersi questa torta sarebbero 1,85 milioni di dipendenti pubblici dei ministeri, delle Agenzie fiscali, degli enti pubblici non economici, della scuola, ma anche delle Forze di polizia. La retribuzione media del settore “Stato” è di 34.250 euro, e l’aumento sarebbe, come detto, del 4,07%. Fa, come scritto nel Patto per l’innovazione nel lavoro pubblico e la coesione sociale, esattamente 107 euro.

Ma dai 3,750 miliardi stanziati, spiegano le elaborazioni di Confsal-Unsa, andrebbero sottratte alcune voci: l’indennità di vacanza contrattuale che i dipendenti stanno già percependo e che vale da sola 500 milioni di euro; l’elemento “perequativo”, il bonus da 20 a 30 euro per i redditi più bassi introdotto dal precedente contratto e che vale 250 milioni; i fondi per il trattamento accessorio delle Forze di polizia, delle Forze armate e dei Vigili del fuoco, che vale altri 210 milioni di euro. I totale di tutte queste voci è di 960 milioni di euro. Una cifra che rischia di “mangiarsi” l’1,035% degli aumenti. Questo significa che il lordo mensile medio in più per l’intero settore statale, non sarebbe più di 107 euro come stimato dal governo, ma di soli 79 euro. Ovviamente questa riduzione si ripercuoterebbe su tutti i comparti. È uno dei nodi, tra i più importanti, che dovrà essere sciolto dal governo. 
 

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Il Mattino