E un presepe assai singolare quello allestito in una delle sale del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli: la sacra ricorrenza cristiana, infatti, ha offerto loccasione per un...
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Così, anche con un ideale rimando alla straordinaria collezione di San Martino (legato Carrara), la dirigenza del Museo delle Arti Sanitarie ha deciso di fare una selezione di pastori malati per festeggiare il Natale nel cinquecentesco ospedale e al tempo stesso per ripercorrere la storia scientifica delle principali piaghe dei secoli passati, a cominciare dalle terribili epidemie che più volte si sono abbattute sulla città: la peste, il vaiolo, il colera, le febbri putride e tante altre. Attraverso i vividi dettagli a tratti impressionanti le opere restituiscono nella loro drammaticità tutta violenza del male, che inevitabilmente si abbatteva principalmente sul popolino indigente (se non altro per questioni meramente statistiche) e dunque andava ad aggravare la già critica situazione di quelle decine di migliaia di persone che vivevano ai limiti di tutto ed erano più esposti alle malattie. La carrellata, quindi, mostra innanzitutto le vittime della peste, in particolare la bubbonica, quella più deformante, e il micidiale vaiolo (che colpì tragicamente anche la dinastia borbonica spingendola ad attivare la prima grande campagna di vaccinazione in Europa), ma pure uomini e donne a cui è stato necessario amputare un arto, e le vittime di varie patologie: gozzi, ernie, mastiti, tumori cutanei e sottocutanei, cecità o difficoltà visive, particolari forme di obesità, labbro leporino, voluminose ernie. E quindi i pastori deformi più noti: il gobbo (o scartellato) e il nano - due figure fortemente legate alla sfera delle superstizioni e considerate di buon augurio) quindi lo storpio e soprattutto il lebbroso di biblica memoria. E insieme ai malati, i guaritori: monaci-speziali e alchimisti (i primi farmacisti), cavadenti, gli applicatori di serviziali (clisteri e mignatte), praticoni vari e altro ancora.
Una piccola raccolta in tutto una ventina di opere che si è scelto di allestire senza i tradizionali scogli (il paesaggio nel lessico presepiale napoletano) proprio per aumentarne la suggestione visiva e simbolica. Unesposizione che è stato possibile assemblare grazie alla preziosa disponibilità degli artisti-artigiani del famoso atelier Fratelli Scuotto (la celebre Scarabattola), che anche su questo tema hanno realizzato alcuni dei loro capolavori. Al lavoro dei celebri fratelli di via Tribunali si è aggiunto quello di alcuni artisti, cultori e collezionisti che è doveroso ricordare: Roberto Caruso, il professor Fernando Gombos, Stefania Matera e lo stesso direttore del Museo di Arti Sanitarie, il professor Gennaro Rispoli. E proprio questultimo, peraltro ideatore delliniziativa, ne spiega il senso: Mostrare il male o le piaghe senza pudori equivale a esorcizzarlo, così come questi pastori sono unoccasione di riflessione sullepidemiologia e sui malanni dei secoli scorsi. Anche questo aggiunge fa parte dellindagine storico-medica del Museo. Non solo. Abbiamo voluto mostrare anche quelle curiose figure di guaritori che rappresentano la nascita delle professioni sanitarie.
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Il Mattino