«Viaggio sulla luna»: primo test guidato dal team dei ragazzi Video

«Viaggio sulla luna»: primo test guidato dal team dei ragazzi Video
«Se tutto andrà bene, il nostro sarà il primo esperimento completamente italiano ed europeo ad approdare sulla Luna», dice Mattia Barbarossa. E...

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«Se tutto andrà bene, il nostro sarà il primo esperimento completamente italiano ed europeo ad approdare sulla Luna», dice Mattia Barbarossa. E probabilmente sarà anche l’esperimento creato dal team più giovane di sempre. Mattia Barbarossa, 15 anni, Altea Nemolato,18 anni e Dario Pisanti, 22 anni, sono i vincitori del contest mondiale Lab2Moon che darà al loro esperimento scientifico la possibilità di andare sulla Luna.

 

Sommando le età di tutti e tre si raggiungono a malapena 55 anni e ancora nessuna laurea: Mattia e Altea frequentano il liceo e Dario tra poco si laurea alla triennale in Ingegneria Aereospaziale. Nonostante la giovane età hanno ideato un progetto che gli indiani hanno ritenuto geniale: si chiama “Radio-Shield” ed è un sistema grande quanto una lattina e che pesa pochi grammi, per valutare la capacità di protezione dalle radiazioni spaziali, estremamente rischiose per gli organismi viventi, con l’utilizzo di colonie di cianobatteri.

Un progetto che i ragazzi si sono completamente autofinanziati spendendo solo 400 euro. E si sono aggiudicati il Google Lunar X Prize, 20 milioni di dollari messi a disposizione da Google attraverso la X Prize Foundation per la prima compagnia privata che sarà in grado di far atterrare con successo un rover sulla Luna, guidarlo per 500 metri ed inviare a terra foto di alta qualità. Il Team Indus, la compagnia aerospaziale indiana con sede a Bangalore, ha completato lo sviluppo del rover, che sarà lanciato il 30 dicembre a bordo del razzo PSLV-XL dell’Indian Space Research Organization (ISRO), e porterà a bordo l’esperimento scientifico di Mattia, Altea e Dario. La loro avventura è iniziata ad Agosto quando Mattia ha trovato la notizia del contest su Facebook. Subito ha reclutato Dario, che aveva conosciuto al “NASA Space Challenge” ad aprile e Altea che al liceo studia microbiologia. Hanno lavorato anche 20 ore al giorno di seguito e tra imprevisti e scoperte sono riusciti ad aggiudicarsi il prestigioso premio.


«Quando hanno annunciato il nome del nostro team è stata un’emozione fortissima», dice Altea. I suoi occhi allegri fanno venire in mente la frase del film “Il diritto di contare”: «Fanno fare un sacco di cose alle donne alla NASA e non perché indossiamo le gonne, perché indossiamo gli occhiali». Per i prossimi mesi i tre ragazzi dovranno tornare in India a settembre, dicembre e a gennaio per perfezionare il loro prototipo e aspettare che arrivi sulla luna tra il 26 e il 27 gennaio. Intanto l’”Italian Institute for the Future” li ha resi soci onorari della loro associazione: «Sono giovanissimi e pensano al futuro con entusiasmo che è il modo con cui vogliamo promuovere la visione del futuro», ha detto Roberto Paura, presidente dell’Istituto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino