Esultanza dopo i gol, meglio Juary di Mertens

Esultanza dopo i gol, meglio Juary di Mertens
Gentile Direttore, noi napoletani siamo il popolo dei pro e dei contro. Ora è scoppiato il caso dell’esultanza del nostro caro Mertens, che dopo i gol fa sempre i...

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Gentile Direttore, noi napoletani siamo il popolo dei pro e dei contro. Ora è scoppiato il caso dell’esultanza del nostro caro Mertens, che dopo i gol fa sempre i soliti rituali gesti. Qualcuno ha detto di essere “contro” perché sono offensivi per le donne, mentre altri parlano di innocente goliardia. Io non vedo offese alle donne, lo considero però di pessimo gusto. E ricordo le parole di Bonucci, all’Europeo, rivolte agli inglesi dopo la vittoria: «dovete mangiare ancora tanti spaghetti». Anche in quel caso mi sentii offeso come italiano. Sarà che ho una certa età, ma io lo sport lo intendo come sana contesa, che alla fine i vincitori dovrebbero congratularsi con gli avversari, e comunque non offenderli.

Antonio Puca 
Ercolano (Napoli)

Caro Antonio, chi si sofferma su questa rubrica sa che sostengo le novità, l'innovazione, le riforme, l'adeguamento ai nostri tempi anche di comportamenti consolidati e quindi di comodo. E allo stesso tempo non apprezzo le resistenze al cambiamento. Faccio alcune eccezioni però. Tra queste ci sono di sicuro le esultanze dopo i gol. Resto un convinto tradizionalista: braccia al cielo, salti, ammucchiate di squadra, scivolate sulle ginocchia. Possibilmente dando la gioia ai calciatori di correre sotto gli spalti. E meno male che la regola dell'ammonizione per chi correva sotto la curva è stata abolita. Era un vera cattiveria sia nei confronti del giocatore che dei tifosi. Ricordate come gioiva Maradona? Non si è mai abbandonato a stravaganze che quasi sempre scadono nel cattivo gusto, nel ridicolo se non nell'insulto. E sui campi di calcio ne abbiamo viste di tutti i colori: dalla simulazione di atti sessuali, ai trenini simil villaggio vacanze; dai gesti che riecheggiano gang criminali o peggio ancora truppe paramilitari durante le guerre alla messa in scena di cani che fanno i loro bisogni intorno alla bandierina del calcio d'angolo. Juary che ci danzava attorno era tutto un altro spettacolo. 

Federico Monga

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Il Mattino