La fuga dalle aziende e l'Italia non competitiva

La fuga dalle aziende e l'Italia non competitiva
Egregio direttore, dalla lettura di articoli economici si evince che la causa principale delle delocalizzazioni delle imprese risieda nel rigido rapporto tra il costo del lavoro...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Egregio direttore, dalla lettura di articoli economici si evince che la causa principale delle delocalizzazioni delle imprese risieda nel rigido rapporto tra il costo del lavoro ed il prezzo del prodotto finito, e che ciò dipenderebbe dalla mancanza di democrazia economica nel nostro sistema produttivo, cioè dalla mancata partecipazione della rappresentanza operaia alle decisioni imprenditoriali nelle crisi di impresa che possono condurre a delocalizzare. Ciò è vero, ma è anche vero che sulle decisioni di delocalizzazione incidono anche altri fattori nel nostro Paese: la difficile conversione della mano d’opera, la durata dei processi giudiziari, la pressione fiscale, la penetrante intrusione della delinquenza organizzata nei processi produttivi. 

Antonio Durante
Napoli

 

Caro Antonio, non nascondiamoci: la prima ragione della delocalizzazione è l’incolmabile differenza del costo del lavoro. L’Italia, con tutti i suoi difetti, così come la Germania, la Francia e la maggior parte dei Paesi occidentali non potranno mai competere in quanto a costi, tutela dei diritti con l’Est Europa né tantomeno con l’Estremo Oriente. Certo ci si può e ci si deve difendere. Prima di tutto chiudendo i rubinetti degli aiuti e delle agevolazioni a tutte le imprese nostrane che decidono di andare all’estero, per lo meno fuori dai confini commerciali dell’Unione europea. Ma il vero punto, come per la fuga dei cervelli, non è tanto chi se ne va ma chi non arriva in Italia. E qui il nostro Paese ha molto da fare. E il Recovery resta l’ultima occasione con le sue improcrastinabili riforme della giustizia soprattutto civile, della macchina statale, del fisco, del lavoro per rimettere al centro del mercato manifatturiero il nostro Paese. Speriamo che tutti i partiti al governo l’abbiano capito, altrimenti il declino continuerà. 

Federico Monga

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino