Quel po' di azzurro in più che è orgoglio nazionale

Quel po' di azzurro in più che è orgoglio nazionale
Gentile Direttore, il Coni rinnega l’azzurro. Quando gli atleti gareggiano indossano il tradizionale completino azzurro, ma poi, quando salgono sul podio per le premiazioni,...

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Gentile Direttore, il Coni rinnega l’azzurro. Quando gli atleti gareggiano indossano il tradizionale completino azzurro, ma poi, quando salgono sul podio per le premiazioni, eccoli riapparire con le tute nere, “concedendo” uno spazio di colore diverso di quello del nostro tricolore, di forma circolare con i tre colori disposti a mo’ di pizza tagliata, quasi a “rasentare” il vilipendio, anziché come si dovrebbe, col dovuto rispetto, con le bande verticali verde, bianco e rosso. Da non trascurare il dettaglio del logo EA7 dello sponsor Emporio Armani. Di cosa parliamo? Di soldi, del solito tornaconto di federazioni o organizzazioni sportive che hanno interesse a diffondere l’immagine di un marchio, anche a costo di mettere da parte, spero non per sempre, quella tanto bella divisa azzurra. 

Aurelio Rosini

Mariglianella

Caro Aurelio, sull’azzurro le do ragione. Un peccato rinunciare al nostro colore nazionale, nato ai tempi dei Savoia in onore del colore della casa reale. In queste nottate e mattinate olimpiche abbiamo visto sul podio i cinesi in rosso, gli americani con le stelle e strisce, i sudafricani in giallo verde e nero. Non so se tutti, ma davvero pochi rinunciano alla cromatica tradizionale. Per carità, resta la bandiera al centro delle divise. Il nero, ammettiamolo, è molto più elegante. Il bianco della cerimonia di inaugurazione meno. Ho invece qualche riserva sull’opportunità del marchio. Come tutti sanno si tratta di Giorgio Armani, una bandiera dello stile, dell’eleganza e della grande bellezza italiana. Oramai talmente conosciuto nel mondo da non avere bisogno di farsi pubblicità. Una bandiera da sventolare con orgoglio. Chissà di quante in più ne avremmo bisogno, mi viene da chiedere. Tante, mi viene spontaneo risponderle. Mi piace pensare che non sia allora una questione di mero business, anche se lo sport come ogni attività necessita di finanziamenti, ma di orgoglio nazionale.

Federico Monga 

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Il Mattino