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Gentile direttore, accade in Calabria, dove le riunioni segrete della ‘ndrangheta sono “protette” da statue della Madonna. E così in Sicilia con la mafia. Ora scopriamo che anche a Marano c’era stato l’omaggio del boss Lorenzo Nuvoletta con il dono dei quadri alla Chiesa mariana. Francamente non mi stupisco. Vorrei solo che ci fosse meno tolleranza quando uomini di Chiesa, ovunque, accettano offerte e donazioni da parte di persone di dubbia moralità che in questo modo “comprano” il silenzio-assenso. La Chiesa, dice il Papa, deve essere povera. Non c’è spazio, allora, per gesti che hanno lo scopo di... far salvare l’anima a chi li compie (mentre nella vita si macchia di ogni reato), magari per garantirsi somministrazione di sacramenti, altrimenti proibiti. Lei che ne pensa, direttore?
Flaminio Russo
Caro Flaminio, le famose parole di papa Giovanni Paolo II, pronunciate il 9 maggio 1993 ad Agrigento («La nostra fede esige una chiara riprovazione della cultura della mafia, che è una cultura di morte, profondamente disumana, antievangelica, nemica della dignità della persona e della convivenza civile) hanno rappresentato uno spartiacque nel rapporto tra la chiesa e gli esponenti della criminalità organizzata.
Federico Monga
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