Quella “sete dell'oro” che rende le mamme mostri

Quella “sete dell'oro” che rende le mamme mostri
Gentile direttore, che orrore, che sconcerto, che incredulità. Non si sa cos’altro dire per definire i sentimenti che mi hanno preso nel leggere la pagina de...

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Gentile direttore,
che orrore, che sconcerto, che incredulità. Non si sa cos’altro dire per definire i sentimenti che mi hanno preso nel leggere la pagina de «Il Mattino» dell’altro giorno, con un titolo sin troppo eloquente per l’articolo di Mary Liguori: «Spacca i denti a suo figlio per i soldi dell’assicurazione». Non c’è parola, non c’è pensiero, non c’è ragione che possa giustificare l’atto, non c’è storia che possa sostenere un precedente su cui costruire l’avvenimento. Facciamo leggere, dappertutto, per scontare la vergogna che ci assale. «Ma siamo ancora capaci di provare vergogna?»: sono gli ultimi versi di una poesia di Salvatore di Giacomo. Dove può arrivare, da parte di un padre o di una madre, la mancanza di rispetto per un figlio? E al contrario, dove il cinismo di un figlio che ammazza per soldi un genitore?

Luigi Antonio Gambuti
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Caro Luigi,
più che di cinismo e vergogna la storia della mamma che ferisce il figlio per incassare i soldi dell’assicurazione ci aiuta a parlare di uno dei vizi capitali dell’uomo, la cupidigia, l’avarizia. Argomento trattato da molti grandi della storia. 
“Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per la sua avidità.” (Mahatma Gandhi)
“Quando il cuore di un nano, anche il più rispettabile, è risvegliato da oro e gioielli, si fa improvvisamente ardito e può diventare feroce.” (Tolkien)
“Disperato di dover morire, si mise a bastonare anatre e tacchini, a strappar gemme e sementi. Avrebbe voluto distruggere d’un colpo tutto quel ben di Dio che aveva accumulato a poco a poco. Voleva che la sua roba se ne andasse con lui, disperata come lui.” (Giovanni Verga)
“Povero non è chi ha poco, ma chi vuole di più.” (Lucio Anneo Seneca)
“Chi rincorre avidamente tesori non conosce il rispetto della legge, la soggezione e la vergogna.” (Decimo Giunio Giovenale)

Federico Monga

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino