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Gentile direttore,
sul Monte di Pietà l’unica regola da seguire dovrebbe essere la “destinazione d’uso”. E’ una regola che non venne osservata nel 1993 quando, nella stessa strada, Vico della Pietà, l’Archivio Generale del Banco di Napoli venne venduto all’Università Federico II e diventò l’attuale Facoltà di Sociologia. Allora, Direttore dell’Archivio di Stato confinante con l’edificio, proposi di acquisire l’edificio all’Archivio, che avrebbe così risolto all’epoca gran parte dei suoi problemi. L’acquisizione non fu possibile perché il Ministero per i Beni Culturali non aveva i 12 miliardi di lire che il Banco di Napoli voleva, 12 miliardi che, invece, l’Università possedeva. Oggi la situazione mi pare la stessa, la Banca, proprietaria della Cappella e del palazzo del Monte di Pietà, non ha bisogno dell’edificio e vuole realizzare il suo patrimonio edilizio: di banche e banchieri non si parla se anche la sede di via Toledo non sarà più una banca ma un museo. L’acquisizione all’Archivio di Stato darebbe un notevole aiuto per la conservazione e la valorizzazione degli archivi cartacei che sono ancora da riordinare, ma soprattutto, da salvare. L’appello, quindi, che va fatto è, innanzitutto, alla Regione Campania che, non avendo il proprio Archivio Storico, potrebbe utilizzare l’edificio rappresentativo della migliore Società Civile Napoletana, cioè di quei cittadini che nel 1500 intervennero in maniera efficace a favore del ceto meno abbiente. Se la Regione non intende intervenire, l’appello va fatto ai candidati alla carica di Sindaco di Napoli.
Giulio Raimondi
già Sovrintendente Archivistico Campania
e già Direttore dell’Archivio di Stato di Napoli
Caro Giulio,
sgombriamo subito il campo da posizioni ideologiche.
Il Mattino