Napoli, se la tolleranza ​finisce in un calzino

Napoli, se la tolleranza finisce in un calzino
Gentile Direttore, tra un fiume di turisti che fortunatamente inonda Napoli anche in un giorno feriale, a via Partenope ho...

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Gentile Direttore,


tra un fiume di turisti che fortunatamente inonda Napoli anche in un giorno feriale, a via Partenope ho incontrato ben 4 venditori di calzini in 100 metri. Con occhio di tigre adocchiano il turista come una preda, lo seducono con finta simpatia partenopea (si chiama “cazzimma”) e non lo mollano finquando non lo hanno sfinito. Mentre agitano il paccotto dei calzini gli parlano a nome di Napoli, del cuore e dell’orgoglio napoletano, come fossero ambasciatori della città. Chiedono al turista se anch’egli ama Napoli e se ne condivide i sentimenti. E poi passano ad attaccare la prossima preda. Nessuno può sottrarsi al rischio di questa speciale razza di postulanti, nemici di Napoli, demolitori della nostra immagine di popolo civile. Non riesco a provare compassione, ma solo vergogna per la mia città.

Francesco Perillo
Napoli

 

 

 

Caro Francesco,
mi perdoni ma non mi ritrovo nelle sue parole. E nemmeno mi piacciono. “Nemici di Napoli che assaltano i turisti con occhi di tigre per cui provare vergogna“. Mi paiono espressioni esagerate per descrivere i venditori di calzini. Certo non fa piacere a nessuno essere assillati mentre si passeggia tranquillamente sul lungomare. Mettiamoci però nei loro panni, anzi nei loro calzini. Credo che nessuno di loro se potesse scegliere farebbe questo, chiamiamolo così, lavoro. Il vero grande male di Napoli è proprio la costrizione di larghe fasce della popolazione a lavori di sussistenza e al nero, spesso sotto il giogo e il ricatto della criminalità organizzata. Napoli è anche questa, non solo la cartolina. E allora fino a quando non diventano molesti o peggio violenti, ma giocano un po’ con la napoletanità e la teatralità popolare, credo che prendersi tutta questa collera non faccia parte di quella che invece è una della più grandi virtù partenopee: la tolleranza.

Federico Monga

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Il Mattino