Perché il dramma di Saman ​non è solo un femminicidio

Perché il dramma di Saman non è solo un femminicidio
Gentile Direttore, di fronte all’assassinio della giovane pakistana Saman da parte dei suoi genitori e parenti assatanati di fanatismo, una certa sinistra multiculturalista...

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Gentile Direttore,
di fronte all’assassinio della giovane pakistana Saman da parte dei suoi genitori e parenti assatanati di fanatismo, una certa sinistra multiculturalista interviene con l’intento di assimilare quest’omicidio ai tanti femminicidi che si ripetono in Italia ogni due giorni. Si tratta in entrambi i casi di fatti gravissimi, odiosissimi ed egualmente esecrabili. Qui, però, siamo di fronte ad un delitto eseguito con fredda determinazione, da un gruppo di persone accomunate e «giustificate» da una tradizione culturale radicata e introiettata. Io voglio poter condannare allo stesso modo (anzi, ancora di più) drammi (come quello di Saman) che non sono espressione di una cultura patriarcale residuale, per quanto ancora estesa (come i nostri femminicidi), ma di una cultura patriarcale ancora e oggettivamente molto radicata e solida presso alcune etnie.

Giovanni Lamagna
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Caro Giovanni,


prima di tutto non parlerei di cultura. La violenza, la prevaricazione, l’uso della forza contro chiunque, non fanno parte di nessuna civiltà né tantomeno di nessuna religione. Quindi si può discutere semmai di degenerazione culturale o ancor meglio di subcultura. Fatta questa premessa, concordo con lei che non si possano equiparare l’omicidio della giovane Saman con i tantissimi, sempre troppi, femminicidi che contiamo quasi tutti i giorni, anche in Italia. Vi sono certamente dei punti in comune. Il più evidente è il non accettare e il non concedere alla donna la libertà di scelta: di abbandonare il marito o il compagno, nel caso dei femminicidi, o di avere un fidanzato italiano e di vestirsi all’occidentale nel caso di Saman. Ci sono però sostanziali differenze. I femminicidi sono nella maggior parte dei casi frutto di un momento d’impeto e mossi dalla gelosia. Mai avvengono invece, ed eccoci alla sostanziale differenza, con la complicità di qualcuno. Ad uccidere, in solitudine, è sempre l’uomo, ma diciamo pure la bestia, che si sente abbandonato. Nel caso di Saman, invece, tutta la famiglia, con l’esclusione del fratello minore, sembrerebbe coinvolta. Lo zio e i cugini hanno ucciso e nascosto il cadavere. La madre e il padre hanno dato il loro consenso, o almeno non hanno fatto nulla per fermare la ferocia del capofamiglia. No, non è solo un femminicidio.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino