Se «l’uno aiuta l’altro» è il motto per sfidare la crisi

Se «l’uno aiuta l’altro» è il motto per sfidare la crisi
Gentile direttore, forse la mia sarà un’idea un po’ bislacca, ma mi chiedevo perché non proviamo noi clienti fissi, stipendiati o pensionati, a salvare...

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Gentile direttore, forse la mia sarà un’idea un po’ bislacca, ma mi chiedevo perché non proviamo noi clienti fissi, stipendiati o pensionati, a salvare le tante aziende in crisi per la pandemia (ristoranti, bar, palestre). Se sono cliente fisso di un locale dove in media spendo circa 100 euro al mese, si potrebbe provare ad anticipare 50 euro al titolare ricevendo un bonus da utilizzare in due anni. A me le 50 euro almeno ora non portano alla rovina, forse al titolare di una attività tante 50 euro mensili consentirebbero di sopravvivere per uscire dalla pandemia senza ricorrere a strozzini o svendere l’attività. Non sarà un’idea originale, ma piange il cuore vedere oggi sull’orlo del baratro tante persone per bene che hanno dedicato la loro vita a un’attività. Cosa altro si può fare? Perché qualcosa s’ha da fare.


Ermanno Angotti
Cicerale (SA) 

 

Caro Ermanno, la sua idea non è affatto bislacca. Anzi è molto antica anche se di tempi poco di moda. Si chiama solidarietà. Secondo la definizione della Treccani: «L’essere solidario o solidale con altri, il condividerne le idee, i propositi e le responsabilità». E quali siano le idee e i propositi nel bel mezzo dell’epidemia sanitaria ed economica è presto detto: costruire le basi per un futuro migliore per tutti in questo momento di grande difficoltà diffusa. Se vogliamo la sua idea sta nel solco degli appelli, non sempre ascoltati a dire il vero, che il Presidente della Repubblica ha più volte rivolto al Paese. Purtroppo l’Italia, al contrario, ha nel suo Dna le divisioni, le corporazioni, i comuni, i campanili. Qui non si vuole darne un senso morale, quanto strategico. Per essere solidali si intende fare squadra, sistema. Marciare ognuno con le proprie forze e le proprie capacità nella stessa direzione. Vorrebbe dire anche mettere da parte la cultura del sospetto, altro vizio italico accentuato soprattutto in questi ultimi anni. Non auspichiamo l’uno vale uno ma l’uno aiuta l’altro. Che è ben diverso. 

Federico Monga

 

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Il Mattino