Dare un nome ai taxi di Napoli non salva dal servizio scadente

Dare un nome ai taxi di Napoli non salva dal servizio scadente
Gentile direttore, vogliamo dare ai taxi di Napoli i nomi dei suoi grandi figli, abolendo gli anonimi nomi delle città? Comincerei con gli innumerevoli artisti del mondo...

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Gentile direttore, vogliamo dare ai taxi di Napoli i nomi dei suoi grandi figli, abolendo gli anonimi nomi delle città? Comincerei con gli innumerevoli artisti del mondo dello spettacolo. Non più Roma 4, Palermo 2, Venezia 5 ma Totò, Massimo Troisi, Tina Pica. Mamma preparati! Ci viene a prendere Renato Carosone tra 4 minuti! Mi sono “arricreato”! Oggi mi ha accompagnato Enrico Caruso al Policlinico. Io, invece, mi sono fatto due risate con Luciano de Crescenzo fino a piazza Garibaldi! Eh si perché insieme al nome dell’artista ed alla sua immagine sulle fiancate farei proiettare, durante la corsa, stralci dell’attività artistica del “titolare”. E così alla stazione taxi di piazza Amedeo vedremo Aurelio Fierro e Riccardo Pazzaglia attendere con Titina De Filippo e Pino Daniele. Chi è il primo? Mario Merola!! Accomodatevi! E vai così, con Edoardo, Peppino, Giacomo Furia, Ugo D’Alessio, Roberto Murolo e, con uno strappo, donna Sophia. Lei è eterna, a prescindere.

 

Francesco Bile
Napoli

Caro Francesco, bella idea ma non basta certo un cambio di nome per migliorare il servizio taxi a Napoli. Servizio, diciamoci la verità, in media abbastanza scadente. Soprattutto se rapportato con altre città, turistiche e non. Le parlo da abituale cliente: idiosincrasia per il pagamento con carta di credito o bancomat; vetture senza aria condizionata ridotte a forni, come in questi giorni di canicola bestiale; sedili sporchi, a volte unti, o peggio ancora rivestiti di plastica appiccicaticcia. Qualche tassista addirittura ti accoglie con la puzza di fumo a bordo. Per non dire, soprattutto all’imbarco degli aliscafi o alla stazione, dei frequenti rifiuti ad accettare una corsa perché troppo breve o con un tragitto intasato di traffico. A Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze gli standard medi del servizio sono più alti. E le tariffe sono più o meno le stesse. Insomma non voglio arrivare a dire, come sosteneva Luciano De Crescenzo, che «Il momento più pericoloso di un viaggio in aereo è quando si prende il taxi». Ma, c’è molto da migliorare. E non basta scrivere sula portiera Sophia Loren. 

Federico Monga

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Il Mattino