Vaccini, perché occorre la nostra autosufficienza

Vaccini, perché occorre la nostra autosufficienza
Gentile Direttore, dall’inizio della pandemia ho comprato nelle farmacie centinaia di mascherine protettive. Di tutti i tipi e dai costi più disparati: da 50 cent,...

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Gentile Direttore, dall’inizio della pandemia ho comprato nelle farmacie centinaia di mascherine protettive. Di tutti i tipi e dai costi più disparati: da 50 cent, fino a 28 euro. Una volta a casa, aperte le confezioni, con mia sorpresa anche negli ultimi tempi, ho trovato sempre il marchio «made in China». Nulla contro i cinesi, ma a un anno dalla pandemia vorrei poter comprare mascherine «made in Italy» che, come ho letto, si fabbricano anche in Campania. Con il Mattino vorrei fare un appello al presidente regionale dell’Ordine Farmacisti. Inviti i suoi associati a commercializzare anche mascherine «made in Italy», semmai pubblicizzandole con un avviso sulle vetrine «Qui si vendono mascherine fabbricate in Italia».

Ugo Verde 

Caro Ugo, la sua lettera pone un argomento centrale in epoca di pandemia. Non tanto per orgoglio nazionale, che comunque non guasta affatto, quanto per la necessità di avvicinarsi il più possibile all’autosufficienza sanitaria. Mi riferisco, in particolare, alla produzione dei vaccini. Ormai sono tutti concordi che il coronavirus non sparirà in tempi rapidi, soprattutto a causa delle varianti, ma probabilmente dovremmo sottoporci al vaccino anche nei prossimi anni, come avviene per l’influenza. E la profilassi dovrà essere globale se vogliamo tornare ad una vita normale. Serviranno allora miliardi di dosi. Produrle in casa per il mercato italiano ma anche per l’esportazione, oltre all’autosufficienza consentirà di avere un vantaggio prima economico e poi geopolitico. Molte potenze, in particolare la Cina, hanno già messo in atto la cosiddetta diplomazia dei vaccini. Non c’è da vergognarsene. Il coronavirus ha cambiato la nostra società, diventerà sempre di più una chiave di volta nei rapporti politici ed economici tra gli Stati, anche attraverso la donazione. Una partita da non delegare ad altri. 

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Il Mattino