Le arachidi sono in grado di ridurre il rischio di depressione, lo dice uno studio

Una manciata di 30 grammi di noccioline americane al giorno possono migliorare la salute mentale

Le arachidi sono in grado di ridurre il rischio di depressione, lo dice uno studio
Correlate più volte all'aumento di peso, le arachidi sono state indicate da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Clinical Nutrition come un alimento...

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Correlate più volte all'aumento di peso, le arachidi sono state indicate da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Clinical Nutrition come un alimento associato al miglioramento delle condizioni di salute delle persone affette da depressione. Per questi pazienti, i sette autori della ricerca hanno raccomandato di consumare una piccola manciata di 30 grammi di noccioline americane al giorno, un consumo che secondo gli scienziati diminuisce del 17% il rischio di cadere in depressione rispetto a coloro che non le mangiano.


Oltre alle arachidi, nello studio sono stati menzionati anche altri tipi di noci: quelle del Brasile, le mandorle e le nocciole, per esempio. Con una composizione simile, questi alimenti sono ricchi di fibre, polifenoli e vitamina E, oltre a grassi sani come gli omega-3, anche se le arachidi sono classificate come legumi e le noci come semi oleosi.

Arthur Eumann Mesas, professore presso la Facoltà di Infermieristica dell'Università di Castilla-La Mancha e professore permanente del corso post-laurea in Sanità Pubblica presso l'Università Statale di Londrina, afferma che i benefici delle arachidi sono raggiunti solo se le noccioline vengono mangiate a crudo. «Tutto ciò che attribuiamo ad un effetto benefico avrà questo risultato solo se consumato a lungo e correttamente. Mangiare noccioline crude non è la stessa cosa che mangiarle tostate o bere birra», sostiene il ricercatore, che è uno degli autori dello studi.

Tuttavia, le noci da sole non fanno magie. Per la ricerca, gli scienziati hanno seguito 13.500 persone, di età compresa tra i 37 e i 73 anni, da un database del Regno Unito, per un periodo di poco più di cinque anni, terminato nel 2020. Al momento della selezione, ai pazienti non era ancora stata diagnosticata la depressione.

Nell'intervallo di osservazione sono stati individuati circa 1.100 casi casi del disturbo, pari all'8,3% del totale. Da questa base è stata considerata la dieta dei pazienti.
 

 

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Il Mattino