Oscar De La Hoya ricoverato per Covid: l'ex Golden Boy del pugilato (ha 48 anni) era vaccinato

Oscar De La Hoya ricoverato per Covid: l'ex Golden Boy del pugilato (ha 48 anni) era vaccinato
Medagla d'oro alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 e uno dei più grandi pugili americani degli ultimi decenni. Ora, Oscar De La Hoya è in ospedale, disteso su...

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Medagla d'oro alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 e uno dei più grandi pugili americani degli ultimi decenni. Ora, Oscar De La Hoya è in ospedale, disteso su un lettino, senza fiato: «Mi sento male male male, (...), i miei polmoni non .... Non riesco a respirare bene, fa molto male», spiega a fatica quello che era soprannominato Golden Boy al momento della sua massima popolarità. Colpito dal Covid, Il 48enne ex campione di boxe, che non combatte dal dicembre 2008, è stato ricoverato benché abbia completato i suoi vaccini. «Volevo sapeste da me direttamente che, nonostante io sia completamente vaccinato, ho contratto il Covid», ha detto nei video pubblicati sui social ieri.

 

 

 

Oscar De La Hoya ricoverato in ospedale

Attualmente in ospedale per “ricevere cure” , Oscar De La Hoya ha finalmente preso appuntamento con i suoi fan “prima della fine dell’anno” per il suo ritorno sul ring annunciato lo scorso marzo. Il pugile avrebbe dovuto rimettersi ufficialmente i guanti la prossima settimana contro Vitor Belfort allo Staples Center di Los Angeles. 
De La Hoya non potrà quindi combattere subito. «Prepararsi per questa lotta ha significato tutto per me negli ultimi mesi e voglio ringraziarvi per l'enorme supporto», ha detto alla sua community su Twitter. Secondo quanto riportato, il pugile con 39 vittorie, sei sconfitte e tre pareggi potrebbe essere sostituito da Evander Holyfield. Quest’ultimo è un ex campione del mondo dei pesi massimi, ora 58enne, ma che non combatte dal 2011. 

 

The Golden Boy

Conosciuto anche come The Golden Boy,  Oscar De La Hoya è un pugile e promoter di incontri di boxe con la sua scuderia di pugili denominata Golden Boy Promotions. Olimpionico a Barcellona nel 1992, ha vinto come pugile professionista ben dieci titoli mondiali in sei categorie di peso, record mai eguagliato da nessuno. È stato nominato Fighter of the year 1995 da Ring Magazine ed ha raggiunto il terzo posto nella classifica Pound For Pound della stessa rivista nello stesso anno. È largamente riconosciuto come uno dei pugili più famosi del mondo. Ben 18 dei suoi match hanno superato l’incasso di dieci milioni di dollari in Pay Per View, mentre in totale i suoi incontri hanno fruttato un valore estimato di 696 milioni di dollari in PPV.
De La Hoya ha annunciato ufficialmente il suo ritiro il 14 aprile 2009, smentendo speculazioni su un suo possibile match contro il figlio del leggendario Julio César Chávez, l’allora imbattuto Julio César Chávez Jr. (poi battuto per il titolo mondiale dei medi da Sergio ‘Maravilla’ Martinez).
Nel 2014 è stato introdotto nella International Boxing Hall of Fame.

 

 

 

Figlio di emigrati messicani poverissimi

Il 20 agosto 2020, De La Hoya annuncia ufficialmente il suo ritorno sul ring all’età di 47 anni. Figlio di una famiglia di emigrati messicani poverissimi, grazie alla boxe sfuggiva alla violenza di strada della periferia di Los Angeles dove era cresciuto. Ad allenarlo, severamente, il padre Joel che lo guidò nelle prime fasi della sua carriera. La madre, morta per cancro quando Óscar aveva solo 17 anni, è stata fonte di ispirazione durante tutta la sua vita. De la Hoya cominciò a boxare giovanissimo e nel 1989 conquistò la medaglia d’oro nel prestigioso torneo Golden Gloves, l’anno successivo diventò campione Americano, bissò successivamente questo successo nel 1991. Nel 1990 vinse i Goodwill Games a Seattle (nello stato di Washington); fu l’oro americano più giovane di quella rassegna. Mamma Cecilia era già malata e morirà quasi tre mesi dopo: sul letto di morte il "voto" della donna per la medaglia d’oro del figlio ai Giochi olimpici di Barcellona. Nel 1992, in effetti, diviene campione olimpico nei Giochi della XXV Olimpiade del 1992. L’anno prima a Sydney, in Australia, ai mondiali dilettanti, Oscar era stato sconfitto ai punti al primo turno (ottavi di finale) dal tedesco Marco Rudolph, l’avversario poi battuto nella finale olimpica. Lascia il mondo del dilettantismo con l’eccezionale score di 223 vittorie e 5 sconfitte.
De la Hoya, come professionista ha portato a termine 43 incontri perdendone solo cinque (dei 39 vinti ben 31 sono terminati per knockout). Il suo nick  è “The Pride Of East LA” o “The Golden Boy”.
I primi trenta match affrontati da professionista sono risultati tutti vincenti: è opinione comunque che il miglior De la Hoya sia quello del periodo da welter attorno a metà anni ‘90. La sua boxe è impostata in guardia normale nonostante lui sia un mancino (più volte ha però combattuto da mancino, ad esempio contro Whitaker).

 

 

Altezza ragguardevole

De La Hoya è sempre stato avvantaggiato da una altezza ragguardevole (179 cm) che gli ha permesso di avere sempre un vantaggio considerevole di altezza contro la maggior parte dei suoi avversari; nonostante questo ha anche affrontato pugili più alti di lui come Casillejo, Trinidad e Hopkins. la sua guardia è generalmente abbastanza bassa e tiene il sinistro ad altezza sterno ondulandolo per far scattare il gancio sinistro, il suo miglior colpo.
Dotato di una pulizia nelle esecuzioni di 6-7 colpi consecutivi è anche molto incisivo e potente nei colpi e al tutto abbina una notevole agilità e un eccellente gioco di gambe. De la Hoya è inoltre un pugile dotato di una notevole resistenza ai colpi: è finito KO solo contro Hopkins e ha subito KD contro Campanella, Quartey e Valenzuela vendicandoli tutti con una vittoria.


A De la Hoya è sempre stato riconosciuto il merito di aver affrontato pugili valorosi e di aver sempre cercato il confronto con i più forti della categoria: nel suo palmarès figurano ben 25 fra ex campioni o attuali campioni mondiali e già diversi pugili ritirati già facenti parti della Hall of fame.

 

 

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Il Mattino