Angelo e l'antico grano dei romani ritrovato nel Cilento

Si prepara il pane alla Tempa del Fico
Campi coltivati a grano, un paesaggio unico, contraddistinto dagli alti steli dei cereali che ondeggiavano non appena spirava il vento. È questo che fece fermare Angelo...

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Campi coltivati a grano, un paesaggio unico, contraddistinto dagli alti steli dei cereali che ondeggiavano non appena spirava il vento. È questo che fece fermare Angelo Avagliano, salernitano, 20 anni fa, nel Cilento remoto, e investire le sue energie alla Carusedda di Pruno, il Carosella degli antichi romani, un grano antico sopravissuto alle manipolazioni genetiche. Dal 2007 i coltivatori cilentani del Carosella crescono, e sono riconosciuti come una Comunità del Cibo Terra Madre, partecipando all'incontro mondiale dei pastori, contadini e pescatori.


Siamo a Pruno, un posto fuori dal mondo, tra Rofrano e Laurino, nel cuore del parco del Cilento, Alburni e Diano. Non lontano, si scorge la vetta del monte Cervati e la rupe di sant'Elena. Qui con il Carosedda, il grano semi-selvatico, a partire dalla famiglia di Angelo, si impastano cavatielli, lagane, il pane e anche la pastiera.
Collaborazione, solidarietà e progettualità sono gli imperativi da cui nasce un'idea che ha rivoluzionato questa fetta del salernitano a rischio spopolamento. Ogni contadino fà autoproduzione e gli esuberi vengono immessi nel circuito dell'economia tramite i Gruppi di acquisto solidale e associazioni di consum-attori.

Pizzetto pronunciato e grande interesse nella terra, nella preservazione della natura e per le tradizioni popolari. Angelo Avagliano – contadino contemporaneo- è un personaggio fuori dal tempo. Non a parole, ma con i fatti, assapora assieme a moglie e figli la decrescita felice: dalla città alla campagna a fare il contadino slow, mission che dovrebbe sposare un parco nazionale. Si è inventato la “ciucciopolitana”, una rete di viaggio da fare con gli asini per collegare il Cilento.

Tra muri a secco in pietra e un verde sterminato, pastori e contadini godevano un paradiso da millenni. «Le leggi dell'economia e dell'industria hanno sterminato la natura, facendo perdere l'uso dei grani storici - racconta impastando la farina macinata a pietra con lievito madre - altri grani erano le ricchezze dorate che coloravano le campagne di Pruno e poi il Saragolla un cereale antenato dei moderni grani duri. Introdotto in Abruzzo dai proto bulgari nel 400 d.C. è tornato ad essere coltivato qui. «La produzione al momento dovrebbe arrivare ai 100 quintali e non basta a soddisfare le richieste che ci giungono», spiega Angelo.

Alla Tempa c'è la possibilità di vivere in una valle all'insegna della natura, in una casa restaurata con i principi della bioarchitettura (www.tempadelfico.com) e sperimentare un patrimonio sconosciuto ma di grande valore in cui terminano le giornate al ritmo di una chitarra che accompagna i balli dei bimbi in libertà.
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Il Mattino