Angelo e l'antico grano dei romani ritrovato nel Cilento

Si prepara il pane alla Tempa del Fico
Si prepara il pane alla Tempa del Fico
di Nicola Nicoletti
Giovedì 14 Gennaio 2016, 17:14
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Campi coltivati a grano, un paesaggio unico, contraddistinto dagli alti steli dei cereali che ondeggiavano non appena spirava il vento. È questo che fece fermare Angelo Avagliano, salernitano, 20 anni fa, nel Cilento remoto, e investire le sue energie alla Carusedda di Pruno, il Carosella degli antichi romani, un grano antico sopravissuto alle manipolazioni genetiche. Dal 2007 i coltivatori cilentani del Carosella crescono, e sono riconosciuti come una Comunità del Cibo Terra Madre, partecipando all'incontro mondiale dei pastori, contadini e pescatori.

Siamo a Pruno, un posto fuori dal mondo, tra Rofrano e Laurino, nel cuore del parco del Cilento, Alburni e Diano. Non lontano, si scorge la vetta del monte Cervati e la rupe di sant'Elena. Qui con il Carosedda, il grano semi-selvatico, a partire dalla famiglia di Angelo, si impastano cavatielli, lagane, il pane e anche la pastiera.
Collaborazione, solidarietà e progettualità sono gli imperativi da cui nasce un'idea che ha rivoluzionato questa fetta del salernitano a rischio spopolamento. Ogni contadino fà autoproduzione e gli esuberi vengono immessi nel circuito dell'economia tramite i Gruppi di acquisto solidale e associazioni di consum-attori.

Pizzetto pronunciato e grande interesse nella terra, nella preservazione della natura e per le tradizioni popolari. Angelo Avagliano – contadino contemporaneo- è un personaggio fuori dal tempo. Non a parole, ma con i fatti, assapora assieme a moglie e figli la decrescita felice: dalla città alla campagna a fare il contadino slow, mission che dovrebbe sposare un parco nazionale. Si è inventato la “ciucciopolitana”, una rete di viaggio da fare con gli asini per collegare il Cilento.

Tra muri a secco in pietra e un verde sterminato, pastori e contadini godevano un paradiso da millenni. «Le leggi dell'economia e dell'industria hanno sterminato la natura, facendo perdere l'uso dei grani storici - racconta impastando la farina macinata a pietra con lievito madre - altri grani erano le ricchezze dorate che coloravano le campagne di Pruno e poi il Saragolla un cereale antenato dei moderni grani duri. Introdotto in Abruzzo dai proto bulgari nel 400 d.C. è tornato ad essere coltivato qui. «La produzione al momento dovrebbe arrivare ai 100 quintali e non basta a soddisfare le richieste che ci giungono», spiega Angelo.
Alla Tempa c'è la possibilità di vivere in una valle all'insegna della natura, in una casa restaurata con i principi della bioarchitettura (www.tempadelfico.com) e sperimentare un patrimonio sconosciuto ma di grande valore in cui terminano le giornate al ritmo di una chitarra che accompagna i balli dei bimbi in libertà.