Che la frase Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce (copywriter Blaise Pascal) sia una gran bella verità se n'è ben resa conto Annie...
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Correvano gli anni 70, l'Italia da bere era ancora al di là da venire e necessitava d'essere affinata e raffinata: «Mio marito, dopo delle esperienze lavorative in alcuni locali fiorentini decise di mettersi in proprio e rilevammo la cantina di un seicentesco palazzo di via Ghibellina con l'intento di perseguire sempre, soltanto ed in modo totale la qualità. Giorgio entusiasta e sognatore stappava una bottiglia anche per una sola vendita a bicchiere e si preoccupava di arricchire continuamente la cantina con vini pregiati, in modo che, partito da quelli italiani, giunse ad avere in carta il meglio della produzione internazionale».
Dopo qualche anno l'Enoteca inizia, timidamente, a presentare i primi stuzzichini preparati da Annie Féolde: «Giorgio mi chiese delle piccole golosità per accompagnare la degustazione dei vini. Pensi, che all'inizio non c'era neanche una cucina degna di questo nome e mi industriavo a preparare i piatti per lo più scelti tra quelli che mangiavo, da ragazza, a tavola con i miei - in angusto corridoio del locale. Non avevo mai seguito corsi di cucina, ero un'autodidatta».
Un apprendistato durato ben sette anni, fin al 1979 quando divennero proprietari dell'Enoteca, scandito da piatti provati e riprovati, dallo studio della tradizione gastronomica italiana, specialmente toscana: «Apprezzo molto la vostra grande varietà di prodotti, i tanti modi di cucinare la pasta, la capacità di creare raffinatezze usando ingredienti poveri come nel caso dei pici con le briciole, da anni presenti nella nostra carta. Una pasta povera, di sole farina ed acqua, senza uova».
Un cammino premiato nel 1982 dalla prima stella ed oggi confermato dalla terza che fa sì che Annie Féolde sia la quarta donna del mondo preceduta da Eugenie Brazier e Marie Bourgeois nel 1933 e da Marguerite Bise nel 1951. «Questo riconoscimento spinge me e Giorgio a continuare in un lavoro basato su di una innovazione innestata sulla tradizione, sulla cura dei cibi, degli ambienti, della mise en place, nel recupero di antiche produzioni fatto in un nostro terreno e nel portare per il mondo la cucina italiana. Dal 1992 l'Enoteca è presente a Nogoya, in Giappone».
Infine l'esperienza televisiva: «Ho iniziato con Eduardo Raspelli. Top Chef Italia? E' una esperienza veramente bella. Ottima l'organizzazione, buono l'affiatamento con gli altri giurati Moreno Cedroni, Mauro Colagreco e Giuliano Baldessari, motivati i concorrenti. Cosa vorrei trasmettere? Che mangiare deve appagare non soltanto il palato ma rappresentare un momento di pura felicità». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino