Paolo Russo: Mozzarella, metafora dello scontro tra qualità e quantità

Paolo Russo: Mozzarella, metafora dello scontro tra qualità e quantità
Diciamo che per Paolo Russo la mozzarella è stata una delle ossessioni della sua attività parlamentare. Da sempre espressione politica del mondo agricolo e...

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Diciamo che per Paolo Russo la mozzarella è stata una delle ossessioni della sua attività parlamentare. Da sempre espressione politica del mondo agricolo e produttivo si è trovato, nonostante il suo carattere mite e la predisposizione all'ascolto tipico di uno stile cancellato e messo in un angolo dalle scazzottate dei talk show televisivi, in trincea. E che trincea: brcellosi, diossina, truffe del latte, importazione di cagliate tedesca. Quella della mozzarella di bufala è stata un guerra, ancora in corso, nella quale il Consorzio spesso si è trovate al centro di esigenze assolutamente contrapposte ma che riflettono alla fine l'eterna dialettica tra i produttori di qualcosa e i loro trasformatori. Intendiamoci, Paolo Russo, medico, parlamentare di lungo corso, non si è occupato solo del mitico latticino diventato uno degli emblemi della Campania nel mondo. Presidente per una legislatura della Commissione Agricoltura, è stato tra i protagonisti delle iniziative di legge tese ad aumentare la percentuale di frutta nei succhi (mai più aranciate senza arance»), sul «salvaolio» e, di recente, ha presentato una proposta di legge per equiparare i beni immateriali dell'Unesco a quelli materiali». Ma è proprio sul fronte caldo della mozzarella di bufala che si è concentrato gran parte del suo impegno in questi ultimi anni. Un impegno riassunto nel suo ultimo libro fresco di stampa, «Sua Eccellenza» Rogiosi Editore che porta la prefazione del ministro Maurizio Martina.

Nel libro si trovano spunti interessanti, come il capitolo dedicato alle origini del profilo normativo per regolare la produzione che risalgono al 1954, che ha un errore all'origine di molti problemi, ossia quello della volgarizzazione del termine mozzarella anche per i latticini ottenuti da latte vaccino, ormai entrato nel gergo comune. Gran parte degli sforzi sono stati infatti destinati a risalire questa china che ha creato molta confusione e aperto le porte agli appetiti delle multinazionali. Un punto femo arriva nel 1993 con il riconoscimento definitivo del marchio e l'abbinamento del nome al territorio, quindi «Mozzarella di bufala Campana» anche se, come sappiamo, si produce nel Basso Lazio e in Daunia.

Il libro ripercorre, attraverso le analisi giuriche, economiche, investigative, anche il fronte principale che ha visto impegnato l'autore del saggio: ossia la difesa strenua del prezzo del latte alla stalla, sempre insomma dalla parte dei produttori, oltre che naturalmente, dei produttori onesti. Segue anche una antologia abbastanza angosciante di tutte le violazioni di legge che sono state realizzate negli ultimi anni, un fenomeno che ha dell'incredibile se pensiamo che parliamo di un prodotto in continua crescita in quantità e in fatturato. Questa domanda sempre in eccesso rispetto all'offerta per una parte dell'anno, i cui fattori si rovesciano nell'altra, ossia in inverno, è all'origine delle diverse posizioni maturate sul campo, a cominciare dalla richiesta di inserir anche il latte congelato nel disciplinare. La risposta di Paolo Russo è sempre unidirezionale: garantire il prezzo e la qualità della materia prima di partenza attraverso i controlli.
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Il Mattino