L'attrice Carlotta Gamba: «Nel mio armadio jeans vintage e il maglione blu di papà. Il mio stile è essenziale»

Talento emergente del cinema italiano, ha interpretato Beatrice in “Dante” di Pupi Avati: scaramanzie? Porto sempre un piccolo corno napoletano

Carlotta Gamba in una foto di Mirko Morelli
Volto d’angelo e uno stile fresco, giovane, con tocchi retrò, che si sposano perfettamente con una personalità in cui sono radicati valori antichi. Carlotta...

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Volto d’angelo e uno stile fresco, giovane, con tocchi retrò, che si sposano perfettamente con una personalità in cui sono radicati valori antichi. Carlotta Gamba, attrice piemontese classe 1997, è un talento emergente del cinema italiano.

Ha esordito come protagonista in America Latina, con Elio Germano, opera dei fratelli D’Innocenzo. Nel 2022 l’abbiamo vista nel ruolo di Beatrice nel film Dante, di Pupi Avati, al fianco di Alessandro Sperduti e Sergio Castellitto, mentre quest’anno è stata impegnata sul set di Quando, di Walter Veltroni. Dallo scorso aprile è tornata al cinema come protagonista del film Amusia, con Fanny Ardant. A breve la vedremo ancora in una pellicola dei fratelli D’Innocenzo e in un film di Margherita Vicario.

Qual è il suo rapporto con la moda?

«Ho un legame controverso, combattuto: da un lato mi piace e mi diverte, dall’altro sento che in me esercita un potere al quale devo rispondere, perché dirà tanto di me. Ora sono in una fase di scoperta».

C’è qualcuno che ha influenzato il suo modo di vestirsi?

«Sicuramente mia mamma. Per me lei è sempre stata l’essenza della moda e dell’eleganza. Quando torno a casa sua, non avendo più niente di mio lì, mi vesto solo con i suoi abiti».

Quando apre il suo armadio cosa vede: ordine o caos?

«Io ho due armadi, uno reale e uno mentale. Nel primo c’è ordine, è un po’ come prendermi cura di me stessa, ma se guardo nell’armadio della mia testa c’è solo caos».

È una tipa da shopping compulsivo?

«Direi di no. Da quando mi sono trasferita a Roma, però, ho scoperto i negozi vintage. Sono gli unici che frequento. In ogni caso vado a periodi, i cappotti e le giacche però sono i miei indumenti preferiti».

Gli abiti secondo lei sono qualcosa che definisce l’immagine o hanno il potere di lanciare dei messaggi?

«Spero che l’abito non definisca nessuno, mi auguro che ci sia più libertà, quindi sì, possono essere messaggi, possono essere sentimenti, possono essere specchio di qualcosa».

Come definirebbe il suo stile?

«Lo sto ancora cercando. Sicuramente il più semplice e comodo possibile».

Come le piace vestire?

«In modo essenziale: jeans vintage, scarpe da ginnastica, camicie».

C’è un abito nel suo guardaroba che usa nelle giornate no?

«È un maglione blu di mio papà. Non mi fa sentire bella ma al sicuro. C’è stato un periodo che mi piaceva prendere dal suo armadio le felpe e questo maglione è venuto con me a Roma».

Che rapporto ha con il suo corpo?

«Abbastanza sano, non sempre ci capiamo ma la nostra relazione si sta approfondendo e più ci conosciamo e più andiamo d’accordo».

Ha un porta fortuna che usa per i casting o per gli appuntamenti importanti?

«Una collanina con ciondolo a forma di corno napoletano piccolissimo, che mio padre mi regalò. Vicino ho poi inserito un anellino, dono di mia mamma. Li porto sempre con me».

Quale sarà il suo prossimo acquisto?

«Desidero tantissimo un corsetto antico, ma è molto difficile da trovare. Al momento sono alla ricerca di quello giusto per me».

«Adoro le camicie anni ‘50, delle pin up, tra il romantico e il malizioso. Amo i colletti tondi, le fantasie vintage, sono una sferzata di ottimismo».

 

«Le sneakers battono sempre i tacchi. Sono l’essenza della comodità, perfette anche se accostate a look più formali».

«I jeans a vita alta sono uno dei must per il mio look. Comodi, pratici e riescono ad esaltare i miei punti di forza. Hanno quel tocco retrò che mi piace».

 

 

 

«Il piccolo corno napoletano che mi ha regalato mio padre. Lo indosso sempre su una collanina, accanto ad un anello che mi ha donato mia madre quand’ero bambina. Sono i miei portafortuna e li porto sempre con me. Non me ne separo mai».

 

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Il Mattino