Design, il club delle creative: le donne protagoniste del Salone del Mobile

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Se non siete curiosi, lasciate perdere. Ascolta: Il talento di Anna Foglietta per gli altri. E l'alchimia in casa Se non...

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Se non siete curiosi, lasciate perdere.

Se non vi interessano gli altri, ciò che fanno e come agiscono, allora quello del designer non è un mestiere per voi», consigliava il grande architetto e designer Achille Castiglioni. In perenne movimento, studio e ricerca a fare da solida base, l’esplorazione degli spazi e dei materiali senza porsi limiti. Come Valentina Ambrosi: dipinge guanti e trench a delicati motivi floreali, o ispirati al tema del viaggio, sono pezzi unici da indossare e non si replicano. Nella Design Week milanese appena conclusa le donne hanno conquistato posti speciali, progettando fontane, dipingendo murales, realizzando spazi caleidoscopici. Gisella Borioli, fondatrice del Superstudio ma anche mente e cuore del Fuorisalone, quest’anno ha dedicato uno spazio proprio alla creatività femminile. «Premetto che il design non ha genere, il disegno di un piatto, una sedia o casa supera qualunque schema. Nel design femminile vedo però una maggiore sensibilità, la capacità di uscire dagli schemi e di cogliere le piccole cose». L’idea di un focus sulle designer è nata dalla constatazione che, «nonostante i Politecnici abbiano una prevalenza di allieve e spesso con i voti migliori voti, nell’attività professionale i protagonisti sono soprattutto ancora uomini e comunque la percentuale è distante dalla potenzialità di genere. Così ho inteso valorizzare il talento femminile».

Zineb Chahbouni di Nhow Milano, istituzione nel Tortona District e non solo, racconta che nell’hotel dedicato all’arte le donne selezionate per esporre sono numerose. «Nel mondo del design c’è stato un patriarcato, ma finirà – afferma – Purtroppo alle donne non è stata data abbastanza visibilità, devono avere una vetrina e tirare fuori la loro voce». Lo sta facendo, senza timidezze, Sara Ricciardi, trentenne di origine beneventana con studi a Istanbul, New York e Milano. Dalla Turchia ha assorbito il gusto per il décor, dal Giappone l’abilità della sottrazione. Ironica e sfrontata, ama giocare con gli stereotipi della femminilità, dalle piume ai fiori, con stile sensuale e leggero. Ma anche fortemente espressivo nell’uso del suo materiale preferito, il metallo, che padroneggia con abilità tecnica. Con Agustina Bottoni, Ilaria Bianchi e Astrid Luglio forma il collettivo “The Ladies’ room”, che ha presentato l’installazione “Mīror”, tre strutture riflettenti che creano illusioni ottiche e alterazione della percezione catturando una forma, il vuoto, un riflesso o se stessi. «Abbiamo studiato tutte design del prodotto, ma siamo anche quattro persone molto differenti eppure è proprio questa diversità di approccio che stimola la produzione di narrative che da sole non affronteremmo – spiega Sara Ricciardi – Come collettivo tutto femminile non abbiamo avuto alcun problema con aziende e gallerie, in un ambiente come il cantiere invece un uomo raggiunge prima un certo grado di autorevolezza. Comunque serve a crescere, anche questa è una sfida». Tra chi l’ha raccolta con entusiasmo c’è la giovane Anita Giacomin: con il suo progetto “Piante Meccaniche” è stata una delle vincitrici del progetto Generazione YZ e l’opera è diventata un murales di 77 metri quadri in zona Certosa. Un lavoro affrontato con grinta: «Il valore aggiunto di noi donne è che spesso ci sentiamo di dover dare di più, dimostrare di più, non solo fare bene. È la nostra storia, come siamo cresciute, e ci incoraggia a spingerci sempre un po’ più in là». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Mattino