Hanno cominciato nel Jharkhand, nel distretto di Ranchi, ma poi la pratica si è diffusa nell’Uttar Pradesh, nei villaggi di Tumkuhiraj, Kasia, Hata, Captanganj e...
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I DATI
Le seguaci si riuniscono di solito il venerdì, lungo corsi d’acqua o vicino ad antichi templi dismessi, per scongiurare la nuova dea di far cessare la pandemia. «Abbiamo creato un altare per venerarla», ha detto Naina Devi, del villaggio di Namkom, a un giornalista dell’agenzia Ians: «In questo modo si pacificherà: i medici non riescono a guarire i pazienti, gli scienziati non trovano il vaccino, il solo modo per salvarci è onorare la dea e ingraziarcela». La situazione dell’India però non è affatto rosea. Nonostante la fine del lockdown il virus continua a mietere contagi e morti: 1.803 infetti e 26 deceduti nelle ultime 24 ore. Il conteggio è di 276.583 casi e di 7.705 morti a fronte di 135.206 guariti. Nel Jharkhand, lo Stato a est del Paese, tra i più piccoli dell’India, il virus ha registrato finora pochi casi, 864 in tutto, e nove morti: ma l’epidemia spaventa, e dilaga ogni giorno. Per bloccare la diffusione del contagio, il governo ha adottato misure rigide: il coprifuoco serale e notturno, l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, il rispetto della distanza tra le persone di almeno un metro e 80 centimetri; i luoghi di culto sono appena stati riaperti ma ai riti funebri possono assistere solo 20 persone, ai matrimoni non sono ammessi più di 50 invitati.
LE REAZIONI
Nonostante ciò, le donne che venerano la nuova divinità si radunano, clandestinamente, a centinaia, e quasi nessuna indossa la mascherina. «L’India ha già conosciuto due gravi calamità naturali: il ciclone sopra il West Bengala e quello sul Maharashtra», aggiunge Kabita Mahto, un’altra delle convinte fedeli della dea Corona. «Niente è stato fatto per pacificare la sua furia, che aumenta sempre di più: dobbiamo venerarla noi, per calmarla».
Il Mattino