È durato solo qualche ora il fermo di Antonella Napoli in Sudan ma la paura è stata tanta. A raccontarlo è la stessa giornalista, raggiunta telefonicamente a...
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«Stavo facendo foto subito dopo il ponte che collega Khartum alla città di Omdurman dove c'era un assembramento di persone, quando due uomini mi hanno intimato di seguirli e mi hanno portata in un edificio lì vicino», ha spiegato la giornalista.
A interessare i sedicenti poliziotti erano le foto scattate dalla giornalista: nel corso del fermo sono stati controllati la videocamera e lo smartphone e le immagini sono state cancellate. Anche in tempi di calma, foto e riprese sono malvisti dal regime di al-Bashir e chi conosce il Sudan sa che agenti in borghese e uomini della sicurezza sono a ogni angolo di strada, in ogni mercato, ovunque ci sia un raggruppamento di persone. Le procedure sono spesso tutt'altro che trasparenti anche se difficilmente - dati i buoni, anzi ottimi, rapporti con l'Italia - le autorità sudanesi si arrischiano a trattenere un connazionale. Ma in questi giorni la tensione è alta, l'uso dei lacrimogeni è continuo per disperdere le manifestazioni cominciate a metà dicembre contro il carovita e trasformatesi ben presto in aperta richiesta di dimissioni di al-Bashir, signore incontrastato e temuto del Sudan dal 1989. E così il rilascio è stato accolto con un sospiro di sollievo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino