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Orrore su orrore in Ucraina. I soldati russi hanno ricevuto un «tacito consenso» a violentare civili durante l'invasione. Lo ha rivelato a Sky un dirigente britannico dell'organizzazione per i diritti umani "Baroness Kennedy of The Shaws", che è parte della task force impiegata per ricostruire i casi di presunti crimini di guerra in Ucraina, secondo cui esistono evidenze di questi atti commessi dalle truppe russe.
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Soldati russi e "immunità" per gli stupri
Il dirigente ha dichiarato che ai soldati è concessa una sorta di "immunità" poiché nessuno sarà punito per questo tipo di crimini. «Sarà molto difficile incriminare per questi reati le persone che li hanno commessi», ha aggiunto.
La denuncia
La battaglia in Ucraina, è anche per le strade, nelle case e nei rifugi dove sono rimaste le mamme con i loro bambini e le giovani con il compagno in guerra. «Donne ucraine stuprate e uccise dai soldati», era stata la denuncia a fine marzo di Olha Stefanishyna.
Impiccate
Le violenze dei soldati russi sulle donne sono brutali e a portarle nel cuore dell’occidente sono quattro deputate ucraine giunte nei giorni scorsi a Londra e in visita a Westminster. Lesia Vasylenko, parlamentare del partito di opposizione Holos, ha raccontato come le forze russe stiano aggredendo, stuprando e anche impiccando donne che non riescono a fuggire dall’invasione. Alcune, per la disperazione, vengono spinte al suicidio. Accade a Kiev e nelle sue periferie di Bucha e Irpin. «Molte di loro sono state assassinate dopo essere state stuprate oppure si sono tolte la vita - racconta la deputata Maria Mezentseva - Il problema principale è che le vittime e le famiglie non hanno la forza e la capacità di farsi avanti e denunciare. Alcune delle donne stuprate sono anche state impiccate. E questi sono fatti che stiamo raccogliendo come prove di crimini di guerra». Pochi giorni fa due premi Nobel per la pace avevano rivolto un appello per vigilare affinché le donne non fossero preda di abusi. «In ogni conflitto le ragazze e le donne sono le prime vittime, poiché lo sfollamento forzato le porta alla miseria, alla disperazione, all’insicurezza e le espone alla violenza sessuale», hanno rimarcato l’attivista irachena Nadia Murad e il medico congolese Denis Mukwege. Un appello caduto nel vuoto.
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