Citroen C4 Aircross, un Suv compatto: mix di tecnologia europea e giapponese

La Citroen C4 Aircross arriva dal Giappone
LIONE - Terzo atto della fruttuosa collaborazione tra i gruppi Psa e Mitsubishi. Questa volta tocca ai Suv compatti, segmento di successo nel quale Citroen debutta con la C4...

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LIONE - Terzo atto della fruttuosa collaborazione tra i gruppi Psa e Mitsubishi. Questa volta tocca ai Suv compatti, segmento di successo nel quale Citroen debutta con la C4 Aircross, reinterpretazione in salsa francese della Asx dell’alleato nipponico.


Rispetto ai precedenti episodi
della saga, e cioè la city car elettrica C Zero e il crossover C Crosser (ispirate rispettivamente alle Mitsubishi i-Miev e Outlander) i designer della casa francese hanno goduto di maggiore libertà, e i risultati sono evidenti. Gli interventi del team che ha agito sotto la supervisione dell’italiano Carlo Bonzanigo, che tra le sue funzioni annovera anche la responsabilità dei progetti di cooperazione internazionale del gruppo Psa, si sono concentrati essenzialmente sul frontale e sul posteriore, trasformando il Suv originario in una vera Citroën, che tra l’altro introduce un concetto stilistico - i gruppi ottici collegati, e non separati, dalla calandra i cui due generosi listelli si inerpicano al centro per formare l’inconfondibile Double Chevron - che ritroveremo sui futuri modelli del costruttore francese e che si ispira alle linee della concept car Hypnos presentata nel 2008.

Certamente la scelta di abbattere i costi condividendo un progetto già sviluppato da altri ha il suo prezzo, che nel caso della C4 Aircross trova espressione nell’insonorizzazione del vano motore, migliorata ma non ottimale, e nell’elevato fruscio aerodinamico imputabile soprattutto alle dimensioni fin troppo generose dei retrovisori esterni.
Caratterizzato da una presenza su strada importante, il crossover compatto di casa Citroën ha esibito un comportamento dinamico di tipo automobilistico, equilibrato e affidabile in ogni situazione, grazie allo sterzo sempre preciso e delle sospensioni che i tecnici del gruppo Psa hanno sapientemente modificato per adattarle ai gusti degli automobilisti europei.

Brillanti e sobrie al tempo stesso sono le due motorizzazioni diesel, l’1.6 da 115 cv di progettazione francese e l’1.8 da 150 cv di origine Mitsubishi. In particolare la prima stupisce per l’efficienza: i 119 g/km di CO2 (che diventano 129 per la versione a trazione integrale) promettono di farne un punto di riferimento per l’intera categoria. Merito anche del sistema Stop&Start, di serie l’intera gamma. Il tutto senza evidenziare più di tanto, a livello di prestazioni, il gap di potenza nei confronti del propulsore di maggior cilindrata. La gamma motori è completata da un 1.6 a benzina - anch’esso da 115 cv - che appare destinato a un ruolo decisamente marginale sul mercato italiano, dove non rappresenterà più del 4% delle vendite totali del modello.

Tra le caratteristiche tecnologiche, oltre alle ormai irrinunciabili possibilità di connessione tramite Usb e Bluetooth, spicca la trazione integrale - disponibile come alternativa a quella anteriore solo in abbinamento con le motorizzazioni diesel - definita per la possibilità di scegliere la modalità di trazione ruotando la manopola a tre posizioni sul tunnel centrale: 2wd per le due ruote motrici, 4wd per l’integrale capace di trasferire automaticamente fino al 50% della coppia all’asse posteriore e Lock che, per consentire di trarsi d’impaccio nelle condizioni di aderenza più problematiche, aumenta fino al 70% la quantità di coppia trasferibile. A definire la composizione della gamma, già in vendita seppure con consegne rallentate dal prolungato sciopero delle bisarche, contribuiscono gli allestimenti Attraction, Seduction ed Exclusive, mentre il ventaglio dei prezzi è stato definito all’insegna della massima semplicità: si parte da 23.200 euro, e ne servono altri 2 mila per passare da una motorizzazione a quella immediatamente superiore.

C’è il medesimo sovrapprezzo per migrare
dalle due alle quattro ruote motrici (disponibili solo con i motori diesel), mentre tra l’allestimento Attraction e il successivo Seduction la differenza è di 1.800 euro, che diventano ancora una volta 2 mila per passare da quest’ultimo al top di gamma Exclusive. In base a questa logica, la più cara delle Aircross costa 33 mila euro. «Con questo modello - dice il direttore generale di Citroen Italia Francois Guiyesse - il nostro marchio entra nell’unico settore in crescita del mercato italiano, visto che Crossover e Suv di segmento C sono passati dal 9,64% di quota del 2011 all’11,94 del primo trimestre di quest’anno». I 1.300 ordini raccolti in pochi giorni sono ampiamente in linea con l’obiettivo di venderne 2.500 entro la fine del 2012, per arrivare a 4 mila - equamente distribuite tra due e quattro ruote motrici - nel corso di un anno pieno di commercializzazione. L’Italia, quindi, dovrebbe assorbire il 20% delle 20mila unità l’anno che la fabbrica giapponese si è impegnata a produrre per la marca del Double Chevron».

23.200 euro

33 mila euro


GAMMA C4 AIRCORSS BENZINA

GAMMA C4 AIRCROSS DIESEL

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Il Mattino