Fca, sindacati pronti a sciopero in Usa dopo no ad accordo: preavviso all'azienda

Una fabbrica di auto
DETROIT - I lavoratori degli stabilimenti americani di Fiat Chrysler sono pronti allo sciopero. Per ora è solo una minaccia, ma se venisse proclamata sarebbe una protesta...

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DETROIT - I lavoratori degli stabilimenti americani di Fiat Chrysler sono pronti allo sciopero. Per ora è solo una minaccia, ma se venisse proclamata sarebbe una protesta storica. La prima dell'era Marchionne in Usa.


A mezzanotte di domani ora di Detroit (le 6 di giovedì in Italia) scade il termine per raggiungere un nuovo accordo sul contratto collettivo che interessa oltre 40.000 dipendenti. Il dialogo per ora va avanti, ma la trattativa non è in facile. L'ultimatum arriva dal sindacato americano Uaw, nessuna indicazione sulle fabbriche interessate e sulle modalità di un eventuale sciopero.

Se l'intesa non sarà raggiunta Il sindacato potrebbe decidere di trattare con una delle altre due case di Detroit, Gm o Ford, per cercare con loro un accordo e poi riproporlo a Fiat Chrysler. L'ipotesi di intesa raggiunta dall'amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne e dal presidente del Uaw, Dennis Williams, presentata fra sorrisi e abbracci e giudicata positivamente dalla stampa Usa, è stata clamorosamente bocciata nel referendum dal 65% dei lavoratori.

Il primo no in 30 anni a un accordo preliminare sul contratto di lavoro da parte dei membri di Uaw. La minaccia di sciopero potrebbe essere dovuta proprio alla necessità dei vertici del sindacato americano di riallacciare un filo con la base dimostrando di voler fare sul serio nella fase finale del negoziato. Lo stop all'accordo da parte dei lavoratori è stato infatti uno schiaffo per i circa 200 dirigenti sindacali che avevano approvato quasi all'unanimità la bozza firmata da Marchionne e Williams.

Problemi di comunicazione e forse anche di sottovalutazione del ruolo dei social network nei quali hanno avuto ampio spazio le voci contrarie all'accordo. Una delusione anche per l'ad di Fca che considerava l'accordo un «compromesso equo», in grado di centrare un doppio obiettivo: da un alto concedere un riconoscimento e un premio all'impegno dei dipendenti, dall'altra parte la possibilità di continua a essere competitiva.


Un brutto colpo anche in vista dell'apertura del dossier Gm dal momento che Williams è stato considerato da molti il principale alleato di Marchionne nella grande partita delle alleanze. Tra i nodi del contratto la differenza di paga oraria tra i lavoratori più anziani e i nuovi assunti. Le retribuzioni si sono avvicinate ma gli stipendi non sono stati equiparati.



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Il Mattino