Giappone, prosegue blocco produzione case auto. In Cina al via da metà marzo, ma domanda rimane debole

Una fabbrica giapponese di auto
TOKYO - L’emergenza sanitaria causata dall’espansione del coronavirus in Giappone non dà tregua al settore auto, con il crollo della domanda e il prolungato...

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TOKYO - L’emergenza sanitaria causata dall’espansione del coronavirus in Giappone non dà tregua al settore auto, con il crollo della domanda e il prolungato blocco della produzione. Nel mese di aprile tutti i principali 8 costruttori nipponici sono stati costretti in periodi alternati a chiudere i propri impianti, e a pochi giorni dalla festività della Golden Week, a inizio maggio, rimangono numerose incognite sula ripresa a pieno regime delle fabbriche. Toyota, dopo aver deciso la chiusura di tutti i suoi 15 stabilimenti in Giappone il primo e l’11 di maggio, ha ordinato il fermo di nove catene produttive in 5 impianti nelle prefetture di Aichi e Shizuoka, nell’arcipelago centrale, per almeno cinque giorni, a partire dal 12 maggio.


La concorrente Nissan intende fermare la fabbrica nella prefettura di Tochigi per 10 giorni dopo le festività e lo stabilimento di Fukuoka, sul versante occidentale del Paese, per una durata di 3 giorni. Dello stesso avviso la Mitsubishi Motors, con chiusure ordinate ad Aichi e Gifu subito dopo le vacanze. Diverso invece il discorso per quel che riguarda le attività in Cina, dove tutte le case auto del Paese del Sol Levante hanno fatto ripartire gradualmente la produzione già da metà marzo. Tuttavia, secondo gli analisti, la drastica diminuzione della domanda nel comparto delle quattro ruote, in linea con il deteriorarsi dell’economia, continuerà a impattare sui livelli di output e sulle immatricolazioni nel breve e medio termine. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino