I circuiti della Capitale: dal conte Masetti a Alex Zanardi, correre in uno scenario da favola

Le Terme di Caracalla nel 1947 quando erano teatro dei Gp della Capitale
Oggi si chiama E-Prix, è riservato alle monoposto elettriche e rappresenta, più d’ogni altro simbolo, la rivoluzione dell’automotive. Ma un tempo fu il...

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Oggi si chiama E-Prix, è riservato alle monoposto elettriche e rappresenta, più d’ogni altro simbolo, la rivoluzione dell’automotive. Ma un tempo fu il Gran Premio di Roma. Anzi, il Gran Premio Reale di Roma, disputatosi con questa denominazione dal 1925 al ‘32, e poi “tenuto in vita”, tra alterne vicende, cambi di percorso, cambi di denominazione e trasferimenti fuori le mura, fino al 1991, quando venne disputata a Vallelunga l’ultima edizione, la 40ma, con le monoposto di Formula 3000.

Vinse Alex Zanardi. 66 anni prima, 1925, il primo nome inscritto nell’albo d’oro era stato quello del conte Carlo Masetti, che al volante di una Bugatti Tipo 35 aveva dominato la prima edizione disputatasi lungo il circuito di Monte Mario: 10 km con partenza e arrivo sul Viale delle Milizie. A quella corsa d’esordio ne seguirono altre su circuiti cittadini allestiti a Valle Giulia, ai Parioli, alle Tre Fontane, a Caracalla, a Castelfusano. È stata dunque una vita intensa, lunga e gloriosa, quella del Gran Premio della Capitale, sviluppatasi in un ambiente, quello del motorismo locale, che ha regalato nomi illustri all’automobilismo, in testa quello di Piero Taruffi, leggendario ingegnere-pilota impostosi nelle più importanti corse su strada dell’epoca, come Targa Florio, Mille Miglia, Carrera Panamericana.

Nel solco da lui tracciato, la “scuola” romana ha espresso, nel tempo, talenti come Scarlatti, Musso, Gerini, Bettoja, Lippi, Natili, Del Balzo, Francisci, Giunti, De Angelis, De Cesaris, Flammini, Fisichella, Pirro, per non dire di certi gentlemen-drivers di talento come Gianni Bulgari e dei piccoli costruttori come Giannini, De Sanctis, Patriarca, forse meno noti al grande pubblico ma nel cuore degli appassionati di questo sport che non vive di sola Ferrari. Ciò detto, Roma è entrata nella storia dell’automobilismo proprio per un evento legato alla Casa di Maranello: la Capitale ha regalato infatti, il 25 maggio 1947, la prima vittoria ad un’auto con marchio Ferrari.

La 125S, una barchetta biposto con motore V12 1,5 litri progettata da Gioachino Colombo, genio del motorismo conosciuto dal Drake di Maranello per i suoi trascorsi in Alfa Romeo. Reduce da quello che Enzo Ferrari aveva definito un “insuccesso promettente” sul circuito di Piacenza (ritiro per un guasto mentre era al comando) la 125S dominò la scena sul circuito delle Terme di Caracalla, un suggestivo percorso che si snodava per 3.440 metri. Al volante Franco Cortese, piemontese di Oggebbio, specialista delle corse su strada (ben 14 presenze alla Mille Miglia) che vinse alla media di 88,5 km/h, percorrendo 40 giri per complessivi 137,6 km.

Dopo la tragedia di Guidizzolo nella Mille Miglia del ’57 (11 morti) vennero imposte stringenti limitazioni alle corse su strada, ritenute troppo pericolose, e Roma perse il suo Gran Premio. Ma negli anni 80 s’è tentato un clamoroso ritorno al passato, e più volte, tra il 2009 e il 2012, s’è arrivati vicini al ritorno di un Gp di F1 lungo le strade della capitale. Beghe politiche, l’ostracismo di Monza e il no degli ecologisti hanno bloccato tutto. L’ultima volta che s’è sentito un rombo e non un sibilo lungo un circuito cittadino romano è stato a giugno del ‘97, quando si svolse una nostalgica parata di 300 Ferrari per celebrare i 50 anni dalla vittoria a Caracalla.

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Il Mattino