MONZA - Dalla nuvoletta dove riposa sarà felice il compianto ex presidente della Ferrari Sergio Marchionne scomparso poco più di un mese fa. «A questi qui...
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Due Rosse non scattavano più in prima fila a Monza dal lontano 2000, quando a Maranello abitavano Michael Schumacher e Rubens Barrichello. Proprio quell’anno Schumi riportò il titolo a Maranello dopo un digiuno quasi ventennale ponendo la prima pietra di un filotto di cinque corone di fila. Sarà stato un caso, ma nel paddock c’erano due nomi che hanno fatto la storia della prestigiosa Casa: il presidente della Fia Jean Todt, grande capo della Scuderia all’epoca di Michael, e Mick Schumacher, il figlio del sette volte campione del mondo di F1 che quest’anno ha già vinto tre gare di Formula 3. «Correre un giorno per il Cavallino è il sogno di tutti quelli che fanno questo lavoro», ha commentato il ragazzo premiando il poleman di giornata che si è ricavato un posticino nella leggenda segnando il giro con la media oraria più elevata nei quasi 70 anni di storia della Formula 1.
Un primato che resisteva dal 2004 (lo aveva stabilito Montoya proprio a Monza) e che sicuramente durerà a lungo. A ritirare lo speciale pneumatico Pirelli che si porta a casa chi conquista la pole non è stato la prima guida Sebastian Vettel che lotta per il Campionato con la Mercedes di Hamilton, ma l’arzillo “vecchietto” Kimi Raikkonen che ha confermato di essere ancora un fulmine pronto a guidare la Rossa anche nel 2019 se Arrivabene e Camilleri gli daranno fiducia. Il finlandese ha incantato con un giro che sembrava impossibile. Le SF71H erano state le più rapide nelle libere e anche in Q1 e Q2. Nel primo tentativo della Q3, però, quello che assegna la partenza al palo, ad arrampicarsi in cima alla lista dei tempi era stato il campione in carica Lewis Hamilton che ha dominato tre delle ultime quattro edizioni del GP d’Italia.
Vuoi vedere che il britannico si è nascosto e che darà un altro dispiacere ai ferraristi a Monza è stato il pensiero di molti. I quattro moschettieri dei due top team si sono lanciati uno dietro l’altro, pronti a sfruttare la scia di compagni e avversari. Il primo ad uscire è stato Bottas seguito da Hamilton e Vettel; a chiudere il poker proprio Raikkonen. Valtteri ha fatto un giro pulito confermandosi quarto, ma senza riuscire ad insidiare gli altri tre. Lewis spingeva come un matto perché sentiva che la sua precedente performance non sarebbe bastata per avviarsi davanti a tutti ed abbassava il suo limite che Sebastian migliorava subito di appena 14 millesimi. La pole era rossa, ma lo show doveva ancora finire.
Il silenzioso finlandese di Maranello, che al secondo intermedio era in leggero ritardo, faceva una Parabolica da favola e rifilava oltre un decimo al tandem che in bacheca sfoggia otto campionati del modo. Kimi aveva girato ad oltre 263 km/h di media. Numeri che di solito si vedono sull’Ovale di Indianapolis e non fra curve e chicane. La precedente pole dello scandinavo risaliva a Montecarlo 2017 e alla bella moglie Minttu sono scesi i lacrimoni. Alle spalle del quartetto il solito Verstappen con la Red Bull, ma staccato anni luce, quindi Grosjean, Sainz, Ocon, Gasly e Stroll. Oggi la doppietta non è certo scontata, ma la SF71H ha dimostrato di essere la monoposto più in forma anche su un tracciato ad altissima velocità dove dominano potenza ed efficienza che negli ultimi anni gli è sempre stato ostico. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino