NEW YORK - Le roi c’est moi, ma il re non è nudo, anzi è vestito del tricolore francese nel giorno in cui i “bleu” hanno conquistato la Coppa del...
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Nato il 25 aprile del 1990 a Pontoise, a Nord Ovest di Parigi, Vergne è nato per guidare: «Se non avessi fatto il pilota – ricorda il francese – avrei fatto il tassista!». Inizia nei kart a 5 anni, passa in Formula Renault e nel 2010 si trasferisce nel Regno Unito per correre il campionato nazionale di Formula 3 dove chiude i conti già a metà stagione vincendo tutte e 6 le gare iniziali delle 12 in totale. Nel 2012 arriva alla corte di Helmut Marko, chioccia dei piloti destinati alla Red Bull. Dopo però 3 stagioni alla Toro Rosso e 51 punti conquistati in 58 Gran Premi, invece di essere promosso, nel 2014 viene messo alla porta. Ma ecco che si apre il fatidico portone: diventa collaudatore della Ferrari fino al febbraio del 2017. Proprio negli stessi mesi è partita l’avventura della Formula E e al pilota di Pontoise viene offerto un volante dal Team Andretti per sostituire il connazionale Franck Montagny. L’esordio è per il round 3 a Punta de L’Este ed è di quelli scoppiettanti: pole position e, anche se in gara non va oltre il 14° posto, arriva 7° in campionato.
La stagione successiva passa alla Virgin e si piazza 9° e l’anno dopo approda finalmente alla Techeetah e, dopo 5 piazzamenti, ottiene la sua prima vittoria in occasione dell’ultimo round, a Montreal. Ma è nella stagione appena conclusa che Vergne consacra il proprio talento: nessuno è stato più veloce di lui in qualifica (4 pole position) e altrettanto vincente (4 vittorie) conquistando lo scettro simbolico dell’unico pilota capace di andare a punti in tutti e 12 i round della stagione 4. Ma quel che ha fatto davvero la differenza è la sua capacità nei duelli che gli ha permesso di guadagnare posizioni su posizioni in caso di rimonta e di arginare i tentativi degli avversari mentre era in testa. Eppure per il pilota Vergne la stagione non è finita. Nel WEC, dove corre nella classe LMP2 con la sua Oreca-Gibson, ha già vinto la 6 Ore di Spa-Francorchamps e avrebbe fatto lo stesso alla 24 Ore di Le Mans: peccato che all’arrivo il suo team, la G-Drive Racing, sia stato squalificato per irregolarità del sistema di rifornimento. Insomma, un pilota completo che ha ritrovato se stesso.
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Il Mattino