Verstappen dietro la lavagna, tornano gli errori macroscopici e Albon fa più punti

Max Verstappen
MEXICO CITY - Lo sapete che da quando Alexander Albon è arrivato alla Red Bull direttamente dalla Toro Rosso per rimpiazzare il bocciato Pierre Gasly, dal GP del Belgio, ha...

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MEXICO CITY - Lo sapete che da quando Alexander Albon è arrivato alla Red Bull direttamente dalla Toro Rosso per rimpiazzare il bocciato Pierre Gasly, dal GP del Belgio, ha ottenuto più punti di Max Verstappen? 58 Albon, 39 Verstappen. Che dopo essersi ripulito la fedina penale dai tanti errori spavaldi commessi da quando ha messo piede, giovanissimo, in F1, sta ricominciando a commettere errori su errori. Pacchiani, pericolosi, arroganti. In Messico, Verstappen è tornato quello del pre Monaco 2018, quando sbagliava tantissimo. Piano piano è riuscito a mettersi sul giusto sentiero, anche per la lezione nel Principato quando rovinò il weekend per un errore nel terzo turno libero, ma evidentemente, il “bruto” che è in lui ogni tanto riemerge. Da un anno si era comportato bene, più o meno, ma a Città del Messico ne ha commesse una dietro l’altra.


Il fatto più grave, in qualifica, quando infischiandosene delle bandiere gialle e del pericolo chiaramente presente per la Mercedes di Bottas incidentata all’ultima curva, è piombato in quel punto in piena velocità, senza rallentare come avevano fatto poco prima Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, abortendo i loro giri veloci. Un atto grave quello di Verstappen, perché la sicurezza viene prima di tutto. L’olandese sembra non aver capito nel dopo qualifica, ed ha risposto sprezzantemente a chi gli ha fatto notare che no, così non si fa. E non per niente, la direzione gara gli ha tolto la pole retrocedendolo di tre posizioni. Vettel e Hamilton hanno dimostrato di essere campioni veri nel rispetto delle più banali regole di sicurezza, Verstappen no. La differenza tra loro e il giovane pilota della Red Bull si vede anche da questi particolari. Aggirare le regole, pensare di farla franca, perché spesso e volentieri è sempre stato giustificato dal padre Jos ex pilota di F1 e dalla Red Bull stessa. Una sorta di gabbia di vetro dell’impunità, che ha fatto crescere molto male Verstappen. Non era un momento pericoloso, ha detto Verstappen riguardo all’incidente di Bottas. Ma come poteva saperlo. E se Bottas fosse stato ferito, e se un commissario si fosse diretto immediatamente in pista? Non deve essere il pilota a giudicare cosa è e cosa non è pericoloso. E’ come se tutti noi al semaforo rosso andassimo avanti perché da destra e sinistra non arriva nessuno…. Non è pericoloso, passo. Ecco, Verstappen ha sempre ragionato così, fin dal kart. In gara, in Messico, alla prima curva è poi piombato addosso ad Hamilton, è finito nell’erba, ha recuperato, tentato un sorpasso a Bottas in una zona impossibile. Il finlandese lo ha urtato procurandogli una foratura: "Avevamo una macchina in grado di vincere", ha sottolineato il team principal Christian Horner. In Messico, in effetti, la Red Bull ha parecchio da rimpiangere: Verstappen poteva centrare il terzo successo consecutivo su questo circuito, invece le cose hanno preso una piega sbagliata. Ma anche la Red Bull esce colpevole dall’episodio della qualifica perché aveva il dovere di comunicare via radio che il suo pilota si stava avvicinando a una zona pericolosa, con bandiere gialle, e che tanto la pole l’aveva già in tasca. Quindi doveva invitarlo a rallentare. Non lo ha fatto e questo spiega molte cose sulla crescita lenta di Verstappen che sta per tagliare il traguardo dei 100 Gran Premi, ma ancora si comporta come ne avesse disputati 10. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino