L'8 marzo a Napoli, il prefetto: «Escalation di violenza, abusi raddoppiati»

L'8 marzo a Napoli, il prefetto: «Escalation di violenza, abusi raddoppiati»
A guardare i dati ufficiali c'è poco da stare allegri e ancor meno da festeggiare. Raddoppiano le segnalazioni di casi di violenze sulle donne a Napoli. E questo anche...

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A guardare i dati ufficiali c'è poco da stare allegri e ancor meno da festeggiare. Raddoppiano le segnalazioni di casi di violenze sulle donne a Napoli. E questo anche a causa della pandemia. Il Covid non ferma il fenomeno della violenza di genere, anzi semmai lo aggrava. Emblematici i numeri emersi durante i mesi del lockdown: in maniera impressionante sono aumentati maltrattamenti, atti persecutori, abusi e violenze, anche sessuali, commesse in ambito domestico, e non solo.

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«Per questo oggi - spiega il prefetto di Napoli Marco Valentini - in occasione dell'8 marzo, abbiamo voluto organizzare un forum in Prefettura, con collegamenti telematici, per discutere e analizzare questi dati preoccupanti con tutti i soggetti interessati: magistrati, docenti universitari, rappresentanti del mondo dell'associazionismo e forze dell'ordine. Contrastare e arginare il fenomeno della violenza sulle donne resta un impegno, concreto e operativo, che deve partire dal territorio e chiamare a confronto tutte le esperienze».

Partiamo dalle cifre.
«Abbiamo due dati che fungono da indicatori di una situazione che cresce in maniera preoccupante. Il primo emerge dai contatti al numero telefonico anti-violenza 1522, un servizio pubblico istituito dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri: ebbene, solo a Napoli nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020, in pieno lockdown, sono arrivate ben 872 chiamate, a fronte delle 442 nello stesso periodo di riferimento dell'anno precedente».


Una cifra indubbiamente allarmante.
«Anche perché si deve tener presente che ci sono fenomeni di violenza esposti all'ascolto degli operatori telefonici che poi non sempre si trasformano in denunce».


E qual è invece il quadro che offrono i numeri per quel che riguarda la provincia?
«I casi registrati salgono dai 191 del periodo marzo-giugno 2019 ai 366 del 2020. Anche in questo caso sono raddoppiati. Sugli aumenti hanno inevitabilmente inciso le condizioni del lockdown: la convivenza domestica forzata esaspera evidentemente tensioni e situazioni già compromesse».


E le denunce?
«Si mantengono sostanzialmente costanti nell'arco dei due anni. Ma attenzione: la pandemia ha determinato un calo generalizzato di tutti i reati. Così non è stato invece per le violenze di genere, che non hanno visto un decremento parimenti significativo. Preoccupa anche un altro dato: mentre il numero degli omicidi è diminuito nell'anno della pandemia, sono aumentate le vittime di sesso femminile».


Come nasce l'idea di organizzare un forum in Prefettura?
«Analizziamo e monitoriamo costantemente, per meglio orientare la prevenzione, i fenomeni criminali. Dallo scorso anno, cerchiamo di comprendere gli effetti della pandemia sul nostro territorio, per analizzarne le dinamiche. Offrire la giusta attenzione ai casi di violenza sulle donne, e più in generale per le condizioni sociali di maggiore vulnerabilità, è necessario per almeno tre buone ragioni. Innanzitutto perché siamo di fronte a episodi gravissimi che purtroppo si ripetono quotidianamente; in secondo luogo per mantenere alto il livello di allarme e la consapevolezza sociale del fenomeno; infine, per risolvere problemi di efficiente organizzazione e adeguata formazione legati alla prevenzione. Le forze dell'ordine sono in prima linea e hanno fatto progressi straordinari».


E qual è il metodo di lavoro che seguite per monitorare una situazione così delicata e complessa?
«Sono fondamentalmente tre i reati spia che ci consentono di leggere il fenomeno: i maltrattamenti, lo stalking e le violenze sessuali; ai quali vanno ovviamente aggiunti, nei casi più gravi, gli omicidi e i tentati omicidi. In questo contesto, come anche ieri la stessa ministra Luciana Lamorgese ha ricordato, l'impegno del ministero dell'Interno per offrire una adeguata tutela alle donne è prioritario».


Quale ruolo in concreto può svolgere la Prefettura per assistere le vittime delle violenze di genere?
«Si possono fare molte cose utili e concrete. Faccio un esempio: lavorare d'intesa con gli enti locali perché beni confiscati ai clan della criminalità organizzata siano destinati a strutture per donne vittime di violenza. Questo è un terreno fondamentale per le donne e per i minori, offrire una via di fuga protetta e assistita. Poi occorre sostenere le strutture di aiuto».


Che cosa direbbe ad una donna o a un soggetto comunque vittima di violenza di genere?


«Denunciate. Fatelo senza timore. E abbiate fiducia nelle istituzioni e anche nella rete dell'associazionismo. Oggi la formazione del personale delle forze dell'ordine su queste problematiche è cresciuta, e tanto ancora abbiamo intenzione di fare per migliorare accoglienza, supporto psicologico, relazioni protette con la rete sanitaria e sociale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino