«Vincenzo Ruggiero sei parte di noi, per sempre nei nostri cuori». Intorno allo striscione bianco a lettere rosse si sono stretti gli amici, i parenti, il parroco e i...
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Chi lo conosceva bene racconta che quando è sparito nessuno ha creduto che si trattasse di un allontanamento volontario. «Aveva un buon lavoro con un contratto a tempo indeterminato, tanti amici e una famiglia che lo ha sempre supportato, non aveva nessun motivo per scappare - racconta un altro amico stretto di Vincenzo – uno può scegliere di scappare e cambiare vita ma alle persone care non le lasci nel dolore».
Tutta la comunità lgbt di Napoli, che da quando Vincenzo è scomparso il 7 luglio scorso non ha mai smesso di cercarlo, è sconvolta per l’accaduto. Non avrebbero mai potuto immaginare che al loro amico fosse capitata una fine tanto drammatica, per altro per la presunta mano di qualcuno che tutti conoscevano. Anche Ciro Guarente, il 35enne che la polizia ha fermato e che ha confessato di aver ucciso Vincenzo durante una lite, faceva parte di quella comunità scesa in piazza con le fiaccole in mano per esprimere il proprio dolore. «Per la nostra comunità è un dramma non solo perché è stato commesso un delitto efferato ma anche perché noi tutti conoscevamo bene chi ha ucciso Vincenzo e tutto questo è davvero difficile da sopportare – ha detto Daniela Lourdes Falanga di Arcigay Napoli – In questo momento va tutelato chi ha denunciato, chi ha aiutato gli inquirenti a capire cosa fosse successo realmente a Vincenzo. Bisogna essere molto razionali e non colpevolizzare chi ha avuto il coraggio di parlare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino