Abusivi alle Salicelle, sul Comune la scure della Corte dei Conti

Abusivi alle Salicelle, sul Comune la scure della Corte dei Conti
Case occupate abusivamente, canoni e indennità mai versati in alcuni casi addirittura da decenni. Nel mirino della Procura della Corte dei Conti della Campania finiscono il...

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Case occupate abusivamente, canoni e indennità mai versati in alcuni casi addirittura da decenni. Nel mirino della Procura della Corte dei Conti della Campania finiscono il Rione Salicelle di Afragola, al centro delle attenzioni del ministro degli Interni Matteo Salvini durante la visita di venerdì scorso nella città delle otto bombe del racket, e il rione Toscanella a Napoli. Si tratta di quartieri difficili, dove è forte la presenza anche della criminalità organizzata, finiti al centro di due fascicoli della magistratura contabile, chiamata a fare luce sui mancati incassi da parte delle amministrazioni competenti. Indagine ancora alle prime battute. Sgomberare le case in mano ai clan è una delle missioni che si è dato il vicepremier. Ma già da tempo il fenomeno è sotto i riflettori delle Procure. I fascicoli sul Rione Salicelle e sulla Toscanella seguono quello sulle case occupate dai clan nel Parco Verde di Caivano. Proprio questa settimana, dopo le indagini dei carabinieri, su delega della Corte dei Conti, sono stati emessi gli inviti a dedurre sulle pigioni non incassate. Chiamati per i chiarimenti ex amministratori e funzionari del Comune di Caivano.

 
Alla Toscanella i canoni e le indennità di occupazione non pagati fino a giugno 2018 ammontano a circa 160 milioni di euro. Una voragine che il Comune, attraverso la sua partecipata NapoliServizi, sta cercando di recuperare. Tra dicembre e gennaio sono stati inviati 24mila avvisi di diffida che valgono anche ai fini dell'interruzione dei tempi di prescrizione. Le case popolari della Toscanella sono quelle del post-terremoto dell'80. Dovevano servire come ricovero temporaneo per gli sfollati, per essere destinate, poi, all'abbattimento e alla ricostruzione con materiali più moderni. Alcuni edifici sono andati giù, altri palazzoni, invece, sono rimasti in piedi e sono attualmente occupati da famiglie legittime assegnatarie, ma anche da abusivi. «Siamo qui dall'83 raccontano i residenti Hanno costruito i primi 50 alloggi nuovi e poi si sono fermati. Stiamo aspettando da anni gli altri 196».


 
GLI ALTRI QUARTIERI
Non è l'unico caso a Napoli, dove situazioni simili si vivono anche nei casermoni di cemento e amianto di via Giovanni Campano o via Cupa Spinelli. Case sgomberate per essere abbattute, ma occupate prima che le ruspe entrassero in azione. I progetti di riqualificazione si sono arenati anche per mancanza di fondi o per contenziosi con le ditte. A peggiorare la situazione, i palazzi abbandonati in alcuni casi sono stati anche oggetto di raid di sciacalli, che hanno portato via di tutto, dai fili di rame nei muri ai marmi delle scale, alle porte degli ascensori. Una situazione che ha contribuito per anni anche al blocco di nuove assegnazioni. Liberare le case non è semplice. Alla sanatoria del 2013 per regolarizzare le occupazioni le domande furono circa 500. E poi ci sono problemi amministrativi. Alcune case, infatti, sono state occupate ancora prima di essere ultimate e consegnate al Comune, per questo non solo mancano i contratti, ma non sono nemmeno collaudate e accatastate.

LE DIFFIDE

Sono più di 24mila gli avvisi di diffida spediti dalla Napoli Servizi sotto le feste di Natale ai cittadini napoletani per riscuotere canoni e indennità di occupazioni arretrate non saldate, spese legali per sentenze esecutive a carico degli utenti inevase e oneri accessori condominiali e conguagli annuali mai versati. Ma anche mancati pagamenti degli oneri connessi al riscatto della casa popolare. Per venire incontro ai cittadini, è prevista anche la possibilità di rateizzazione. Obiettivo del Comune: recuperare 159,5 milioni di euro di arretrati fino a giugno 2018. Per tutto questo sono stati presi d'assalto gli sportelli della NapoliServizi in via Piazzolla al Trivio. Dal 19 dicembre fino alla prima settimana di gennaio, sono stati 1.600 gli utenti che si sono recati presso gli uffici della società per chiedere informazioni, chiarimenti o protestare - alcuni, infatti, sostengono di aver già regolarizzato le proprie posizioni. Il Comune ha disposto una proroga di ulteriori 60 giorni, rispetto ai 30 concessi inizialmente, per effettuare il pagamento o richiedere un eventuale piano di rateizzo.
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Il Mattino