«Tre omicidi in pochi mesi: bisogna accendere i riflettori sull’emergenza camorra in città prima che sia troppo tardi. Capisco le urgenze ed i regolamenti, ma...
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«Una maggioranza deve governare e questo non è semplice. Ma una maggioranza non deve mortificare ed umiliare le opposizioni. Anzi una maggioranza intelligente sa cogliere anche le istanze positive espresse dall’opposizione. Si può anche avere ragione, ma l’offesa gratuita, la provocazione di chi fa la voce più grossa non sono compatibili con le regole della democrazia», ha tuonato dall’altare monsignor Di Donna.
L’appello del vescovo non è rimasto inascoltato: dopo appena un’ora dalla sua omelia è stata convocata per domani una conferenza dei capigruppo consiliari per fissare una seduta della civica assise dedicata proprio all’emergenza criminalità ad Acerra. «La polemica di questi giorni ha oscurato il tema vero della lotta alla camorra. Pertanto nella serata di ieri ho convocato ad horas la conferenza dei capigruppo consiliare. D’altronde era già previsto che, senza emergenza Covid-19, nella ricorrenza del conferimento della cittadinanza onoraria al Vescovo don Antonio Riboldi, si celebrasse, a porte aperte e con il coinvolgimento delle scuole, una seduta che trattasse questi temi e ricordasse il suo esempio per l’affermazione dei valori dell’anticamorra in città», spiega il presidente Piatto in un comunicato stampa.
Un richiamo all’impegno anticamorra che monsignor Di Donna aveva già invocato domenica scorsa durante la celebrazione della messa in cattedrale, ma che è rimasto però inascoltato fino ad ieri. «Si accendano i riflettori anche su questa recrudescenza criminale, si aumenti il controllo sul territorio e si facciano indagini serie sui clan di questa città. Qui ad Acerra già scontiamo il prezzo dell’inquinamento ambientale e non abbiamo bisogno di aggiungere un’altra emergenza», aveva chiesto monsignor Di Donna.
E poi rivolto ai camorristi aveva lanciato un appello: «A voi uomini della criminalità dico convertitevi questa città già piange i suoi morti non infliggete anche voi un colpo mortale alla già precaria situazione di vita di questa città». Un appello pronunciato dallo stesso altare dove 38 anni anni fa don Riboldi lanciò il suo manifesto anticamorra “io per amore del mio popolo non tacerò”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino