Acerra, nuova svolta per le ecoballe: dal Tar il via libera alla rimozione

Acerra, nuova svolta per le ecoballe: dal Tar il via libera alla rimozione
Il Tar ha bocciato il ricorso delle aziende escluse dall’appalto per la rimozione delle ecoballe di Acerra, in provincia di Napoli, e di Fragneto Monforte, nel Beneventano....

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Il Tar ha bocciato il ricorso delle aziende escluse dall’appalto per la rimozione delle ecoballe di Acerra, in provincia di Napoli, e di Fragneto Monforte, nel Beneventano. La Regione aveva dunque visto giusto: l’aggiudicazione della gara da quasi venti milioni di euro è stata corretta. Adesso si avvicina la bonifica dei siti di stoccaggio, bloccata nei giorni scorsi da una sospensiva del Tar che aveva accolto temporaneamente la richiesta delle ditte escluse di congelare le procedure con l’obiettivo di far annullare l’assegnazione dei lavori da parte della Regione.

Un’opposizione che però non è riuscita a fare breccia.
I giudici del Tar hanno respinto il ricorso considerando del tutto valida la concessione dell’appalto a una ditta di Paderno Dugnano, nel milanese, e a un’altra che ha sede a Casoria. La prima si occuperà della rimozione delle ecoballe di Acerra, in località Pantano, davanti all’inceneritore e accanto ai campi coltivati. La seconda, quella napoletana, lavorerà a Fragneto. È stato ipotizzato che dopo questa sentenza sarà possibile cominciare la rimozione entro il prossimo mese di marzo. L’appalto, per entrambi i lotti, ammonta a 19 milioni e 800mila euro, dei quali 10 per Acerra. In totale si tratta di rimuovere 97mila tonnellate di rifiuti, (49mila ad Acerra) accumulate da 18 anni, dal 2004, nel periodo più nero dell’emergenza rifiuti in Campania.


Resta tuttavia la necessità di dotarsi di nuovi impianti in grado di smaltire le eccedenze e dare il via a un corretto riciclo del rifiuto. E rimane d’attualità anche la questione degli impianti di compostaggio pubblici. A questo proposito probabilmente non sarà quello di Pomigliano il primo della rete di 14 biodigestori pianificata dalla Regione a entrare in funzione. È imminente infatti la consegna dei lavori per l’impianto di compostaggio di Tufino.
I numeri però sono ancora da brivido. Prima che partisse il piano di rimozione della Regione, in Campania c’erano ancora da stoccare 4,3 milioni di tonnellate di ecoballe, frutto della marea di rifiuti che si sono accumulati durante le varie emergenze che hanno flagellato Napoli e la sua area metropolitana in particolare dal 2000 al 2010. Intanto la giunta guidata da Vincenzo De Luca ha fatto saper di aver trasportato fuori regione, fino al primo semestre di quest’anno, circa un milione di tonnellate di ecoballe. Ne restano 3,3 milioni, parte delle quali, circa 900mila, saranno destinate al riciclo. Il resto dovrà essere trasformato in combustibile da destinare alle centrali elettriche e agli impianti di termovalorizzazione italiani ed europei. C’è però un ostacolo. Il mercato dei rifiuti si è chiuso in tutto il mondo e quindi è diventato complicato trasportarli fuori regione.

Nel frattempo, cinque mesi fa è stato inaugurato l’impianto di trasformazione di Caivano, in grado di lavorare 400mila tonnellate di ecoballe all’anno. È previsto anche un secondo impianto, a Giugliano, che dovrebbe partire a gennaio dell’anno prossimo. Peraltro, la Campania ancora paga all’Unione europea una multa di 130mila euro al giorno per la mancanza di una rete adeguata e integrata di impianti di gestione dei rifiuti. A ogni modo l’impianto di trattamento di Caivano consentirà di ridurre di un terzo la sanzione europea. E con l’altro impianto di Giugliano ci sarà un’ulteriore riduzione della gabella che ci costa 47 milioni all’anno.

 

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Il Mattino