Napoli, addio al negoziante ucciso dai calcinacci. La figlia: nessun perdono per i colpevoli

Napoli, addio al negoziante ucciso dai calcinacci. La figlia: nessun perdono per i colpevoli
«Provo pena per i responsabili della sua morte, le loro coscienze non si puliranno tanto facilmente. Ci hanno strappato i nostri sogni e i nostri progetti». Le parole...

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«Provo pena per i responsabili della sua morte, le loro coscienze non si puliranno tanto facilmente. Ci hanno strappato i nostri sogni e i nostri progetti». Le parole commosse che si strozzano in gola sono di Gabriella, la figlia maggiore di Rosario Padolino, il commerciante 66enne morto lo scorso 8 giugno a causa del crollo di alcuni calcinacci all'altezza del civico 228 di via Duomo. «Spero un giorno di poter perdonare - ha aggiunto Gabriella - per quello che mi ha trasmesso mio padre, che mi diceva sempre comunque vada tu continua a dare amore, prima o poi qualcuno capirà». Un discorso che è andato dritto al cuore dei presenti nel giorno del lutto cittadino: parenti, i colleghi commercianti della zona, gente qualsiasi che ha voluto portare la propria testimonianza alla famiglia e che ieri pomeriggio hanno gremito la cattedrale di Santa Maria dell'Assunta.

 
Il dolore della famiglia è stato il dolore di tutta via Duomo, che si è stretta intorno a Rosario, uomo buono e onesto, che ha speso la propria vita nel negozio aperto nel 1979 insieme alla moglie Grazia. Le saracinesche abbassate a metà e il lungo applauso di tutti i presenti hanno salutato il feretro del commerciante, che ha lasciato poco prima delle otto di sera per l'ultima volta via Duomo. «Se te ne fossi andato in silenzio non lo avrei mai accettato - ha sottolineato l'altra figlia di Rosario, Rossella Padolino - non sarebbe stato giusto che solo noi avessimo saputo che uomo sei: padre amorevole, marito fedele, amico leale, uomo d'onore e persona per bene, deve averlo capito anche la tua Napoli alla fine, lei gelosa ti ha scippato a noi egoisti per farti sua per sempre. Adesso la tua memoria sarà eterna come è giusto che fosse».

«Tanti amici commercianti di via Duomo, così come tanti sconosciuti - ha rimarcato il segretario del cardinale Sepe, don Giuseppe Mazzafaro (concelebrante della funzione, insieme al parroco del Duomo, Vincenzo Papa) - sono stati colpiti da quanto è successo. Anche i genitori di Salvatore Giordano, il giovane 14enne morto nel 2014 in una situazione analoga all'esterno della Galleria Umberto I di Napoli, hanno espresso affetto e vicinanza alla famiglia di Rosario, anche se questo significava riaprire una ferita che non si è mai chiusa». Don Giuseppe ha affrontato poi da vicino l'emergenza che ha portato Rosario alla morte, in quell'intreccio di fragilità e responsabilità umana: «Noi vogliamo poter passeggiare serenamente per le nostre strade, con i nostri bambini, i nostri anziani, le nostre famiglie, senza dover correre il rischio di non veder tornare le persone care» ha evidenziato.


Una scomparsa improvvisa che ha addolorato tutti, in quella zona rossa dove anche le preghiere possono sembrare vuote ed inutili. «Rosario era un uomo onesto e un grande lavoratore - ha poi ricordato padre Mazzafaro - Da ragazzo diede anche un esame a giurisprudenza prima di iniziare per gioco a lavorare, nel mondo dell'abbigliamento, con Settimio, amico e collega di una vita. Quaranta anni fa decise di aprire Coriandoli in via Duomo. Ha poi combattuto per il quartiere, quando sono arrivati i momenti di crisi, di difficoltà. Un evento doloroso dal quale bisognerà tirare fuori un momento di rinascita».
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Il Mattino