Non c'è il «cratere» in quel che resta del capannone esploso oltre un mese fa ad Ottaviano, nello stabilimento della Adler di proprietà di Paolo...
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Un cratere, appunto. Che gli esperti del Ris non hanno trovato, anche se va specificato che il lavoro di scavo e pulizia non è terminato: procede in maniera lenta per fare in modo di non trascurare alcuna traccia. Per fugare ogni dubbio sulla possibile presenza di un ordigno, però, i tecnici hanno deciso di compiere un ulteriore esame: hanno effettuato dei prelievi che ora saranno analizzati per verificare se all'interno dello stabile saltato in aria ci fossero tracce di esplosivo. Pezzi di pavimento e di altre parti della fabbrica sono già nei laboratori del Ris e del Nia: i risultati, però, arriveranno soltanto nelle prossime settimane. Una eventuale (ma a questo punto assai improbabile) bomba, infatti, avrebbe potuto anche essere posizionata a qualche metro di altezza e non a terra: a quel punto l'assenza del cratere non sarebbe sufficiente ad escludere l'ipotesi dell'attentato. Gli esami disposti per individuare tracce di esplosivo serviranno a dissipare ogni ulteriore dubbio.
Insomma, si procede per step: dopo l'ipotesi del dolo, toccherà verificare quella dell'incidente causato da una fuga di gas. Anche in quel caso ci saranno perizie specifiche, con ulteriori prelievi fatti in quel che resta del manufatto esploso. Nell'Adler, comunque, nessun serbatoio è saltato in aria e quindi una eventuale esplosione potrebbe essere stata causata da un problema ai macchinari, alimentati a metano. E infatti anche gli stessi macchinari sono sotto osservazione. Ma anche queste piste devono essere vagliate con attenzione ed è proprio per questo che la Procura di Nola sta procedendo con la massima cautela.
Pochi giorni fa, intanto, l'operaio ferito in modo grave, l'ottavianese Giuseppe Pisanti, è stato operato nuovamente. Il giovane è ormai fuori pericolo, ma a lungo ha lottato contro la morte. Pisanti fu già operato una prima volta, ora è stato necessario tornare in sala operatoria per intervenire su alcune lesioni esterne. L'incidente alla Adler avvenne intorno alle 16 del 5 maggio scorso: in fabbrica c'erano poche persone perché la produzione era partita da poco, dopo mesi di blocco a causa dell'emergenza sanitaria. Si udì un forte boato, poi si alzò una nuvola di fumo nero. L'incendio fu spento dopo circa due ore, ma nel frattempo le fiamme fecero in tempo a distruggere tutto il capannone, fino a quasi raderlo al suolo. A causa di quella esplosione, morì sul colpo Vincenzo Lanza, caporeparto di 55 anni da decenni in servizio alla Adler. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino