In tempi di Coronavirus, «dare una degna sepoltura a un caro» può diventare un problema come sta accadendo ai familiari di Rosaria Saraceno. La 74enne...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il problema è appunto, il Coronavirus. «Mio padre, come per tutti gli anziani, va tutelato in ambiente protetto e persino noi familiari, in questi giorni, non possiamo entrare nella residenza per non mettere a rischio la salute di tutti- continua la donna- inoltre, se uscisse non verrebbe riammesso all’interno, sempre per le misure preventive in corso». Vittoria ha cercato di abbattere il “muro” della burocrazia recandosi per due volte al cimitero e portando con sé i documenti del padre e anche un’autocertificazione che autorizzava la figlia a fare le veci dell’anziano, senza ottenere alcun risultato. «Sono arrivata persino a chiedere se potevamo fare una videochiamata in modo che mio padre gli potesse comunicare la volontà di accogliere le ceneri di mia madre, da cui era divorziato ma per la quale ha sempre nutrito rispetto e affetto» insiste Vittoria che non trattiene la sua delusione. «Mi hanno detto di aspettare che l’emergenza finisca come se mia madre fosse un pacco postale- tuona la figlia- mi stupisce che la nicchia che afferisce all’Arcidiocesi di Pozzuoli, non contempli un po' di umanità in una situazione di lutto resa ancora più dolorosa dalle restrizioni per il Covid».
Al momento, l’urna è in custodia presso l’agenzia funeraria ma la rabbia dei parenti è anche una questione di “diginità”. «Non si tratta solo del fatto che in questo momento di blocco delle attività lavorative non potremmo certo permetterci di comprare un’altra nicchia- aggiungono i parenti di Rosaria- qui si tratta di dare una degna sepoltura a mia madre che come tutte le persone che stanno perdendo la vita ora, non possono avere neanche un funerale». Il dolore di Vittoria e della sua famiglia, è reso ancora più straziante dalla vicenda che ha preceduto il decesso della 74enne e che è stato al centro di una lettera indirizzata al presidente della Regione Vincenzo De Luca. «Mia madre non aveva il Coronavirus- chiarisce la 50enne napoletana- se all’ospedale San Paolo le avessero fatto subito il tampone, avrebbero evitato di farle fare un’odissea col trasporto in ambulanza al Cotugno dove non è mai stata accettata perché mancava il risultato del tampone e avrebbero evitato il successivo isolamento nel presidio di Fuorigrotta, dove non abbiamo potuto esserle al fianco perché il risultato negativo del tampone è arrivato dopo la sua morte».
I familiari dell’anziana hanno scritto a De Luca per segnalargli «le anomalie nell’assistenza prestata a Rosaria Saraceno, evidenziando errori di valutazione e di gestione del paziente» come si legge nella lettera. Tra le righe dove i parenti descrivono con dettagli le varie fasi del ricovero, si legge «dopo sei giorni in ospedale, tra sbattimenti da un ospedale all’altro, ancora dovevamo ricevere i risultati di questo maledetto tampone». Vittoria, per il momento non ha esposto denunce formali sull’accaduto che ha descritto nella lettera inviata a De Luca, ma adesso insieme a tutti i familiari invoca a aiuto «per dare un po’ di pace a mia madre e sistemare le sue ceneri nel cimitero». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino