Alcol ai minorenni, il racconto di Gennaro: «Identità false dal web, così si beve a 14 anni»

Alcol ai minorenni, il racconto di Gennaro: «Identità false dal web, così si beve a 14 anni»
Diciotto anni, studente di Giurisprudenza, Gennaro Di Meglio racconta le serate in discoteca, le modalità di ingresso, i documenti falsi esibiti dai ragazzini, le bottiglie...

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Diciotto anni, studente di Giurisprudenza, Gennaro Di Meglio racconta le serate in discoteca, le modalità di ingresso, i documenti falsi esibiti dai ragazzini, le bottiglie di vodka Belvedere vendute ai minorenni e la musica sparata a palla nelle orecchie di centinaia di bambini che, a volte, sono talmente ubriachi da non riuscire neanche a reggersi in piedi.

 
Come fa un ragazzino di quattordici anni a entrare in una discoteca e consumare alcol come se fosse maggiorenne?
«Falsificando i documenti. È molto facile: basta scaricare una App con la quale è possibile cambiare la data di nascita, scattare la foto della finta carta di identità per poi esibirla al gestore del locale».

Quindi il ragazzo mostra una solo una fotografia?
«Certo. Ai titolari dei locali basta e avanza».

Possono immaginarlo, però, che si tratta di un imbroglio.
«Secondo me tante volte lo sanno e fanno finta di niente. Hanno tutto l'interesse a riempire il locale di ragazzini che bevono e spendono. Ecco, se si volesse fare qualcosa, dovrebbe diventare obbligatorio esibire documenti veri e non più le foto».

Entrano e bevono, dunque.
«C'è la formula del tavolo che è quella più conveniente. Spendi meno e bevi di più rispetto alla singola consumazione che non è sempre è inclusa nel biglietto di ingresso».

Di quali cifre si parla?
«Dipende dalla disponibilità economica dei ragazzi. Una bottiglia di vodka Belvedere costa circa 150 euro. A comporre i tavoli non sono mai meno di dodici, tredici persone: ho visto raccogliere fino a mille euro».

Si beve tanto.
«Decisamente troppo. Per fare parte del tavolo c'è una cifra minima di circa 15 euro».

Quanti tavoli ci sono in un locale?
«In realtà il tavolo non esiste. Si tratta di aree del locale che vengono riservate ai gruppi di ragazzi che ne fanno richiesta, di solito uno solo lo organizza e gli altri si uniscono. Al massimo c'è un divanetto che identifica la zona prenotata: ti mettono un braccialetto e quello è il segnale che puoi entrare e uscire da lì come vuoi».

Vodka liscia?
«Insieme con la bottiglia arrivano anche Red bull e Schweppes, poi ognuno fa il mix che preferisce».

Costa caro ubriacarsi.
«Infatti, chi vuole risparmiare beve prima. Si compra una o più bottiglie al supermercato, dove pure vendono alcol ai minori senza farsi alcun problema, la si beve dove capita e quando entri in discoteca sei già bello brillo».

Poi però si continua a bere.
«Certo, solo che a quel punto, ormai, di alcol te ne serve poco per sballarti».

Tu quanto bevi?
«Quello che basta. Conosco i miei limiti e non vado oltre. Secondo me è anche un problema di educazione familiare».

In che senso?
«A casa mia l'alcol non è mai stato un tabù, a tavola c'era la bottiglia di vino e un goccetto, ogni tanto, lo davano anche a me. Bere una birra, o un cocktail, non li ho mai considerati una trasgressione diversamente da tanti ragazzi che conosco che aspettano le sere del fine settimana per distruggersi».

Giovani ai quali viene impedito di bere in famiglia, e che poi si sfogano quando escono con gli amici e frequentano i locali, di questo si tratta?

«Esatto. A furia di proibirlo, i genitori rischiano di farlo diventare un oggetto del desiderio e, quando non si sentono controllati, i ragazzi esagerano». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino