«Su 10, a bere siamo in 8, fai pure 9», spiega Eugenio, 17 anni, alzandosi dal muretto di piazza Amendola, a due passi dal liceo Umberto. Sono le 22 del 18 gennaio,...
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ORE 22
In piazza Amendola c'è già una comitiva. Tutti ragazzi di licei della zona, facce pulite. «Tra poco si creerà una baraonda - dice Eugenio - Siamo dieci e lo spritz lo beviamo quasi tutti. I miei genitori chiudono un occhio sullo spritz, ma se esagero con birre e superalcolici mi redarguiscono. I documenti li chiedono in pochi. Poi io ho un po' di barbetta». «Sono l'unico maggiorenne del gruppo ammette Giovanni Russo Molti amici bevono e fumano tanto che stanno sviluppando problemi intellettivi, non ricordano più neanche quello che hanno fatto il giorno prima».
ORE 23
La folla di minorenni si forma in via Carducci. Centinaia i liceali dell'Umberto, del Mercalli e di altre scuole della zona. Un gruppo gira intorno a una Smart con lo stereo a palla. Ascoltano Geolier, il trapper di Secondigliano: «Non so di che parla questa canzone commenta Martina La ascoltiamo per il ritmo». «I nostri weekend sono monotoni - aggiunge Giorgio, 16 anni - Non riusciamo mai a organizzarci per fare qualcosa di diverso. Siamo una brutta gioventù, molti di noi sono senza argomenti. Alcuni miei amici che bevono e si fanno canne fanno fatica a ragionare, sono fatti dalla mattina alla sera. Spesso si tratta di ragazzi con famiglie assenti o genitori separati. Non c'è mai niente da fare. Su 20 siamo in 19 a bere, ci piacciono drink vari: vodka lemon, angelo azzurro, sex on the beach, midori. Lo facciamo per provare a divertirci e sentirci meno soli». Annoiati e brilli, spaesati e benvestiti.
ORE 24
Raggiungendo la Carlo Poerio, alcuni baristi raccontano di carte di identità «false, per minorenni, che costano 70 euro l'una, e servono a ingannare i gestori». Raggiunta la scuola si incontra Matteo, 18 anni: «Sono lucido da 19 giorni, fumavo canne e bevevo dice Ma era diventata una schiavitù. Tutti si scassano». «La droga per la nostra generazione è sempre più diffusa aggiunge Luigi ognuno si droga per stare nel suo mondo, tanto poi si comunica su Instagram o su Whatsapp. La virtualità ci dà immagini false, profili famosi in cui si posta solo quello che si vuole postare. I social ci alienano e ci fanno imitare modelli fasulli».
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Cassa wireless in spalla, su via dei Mille risuona «Provino» di Geolier (1,5 milioni di visualizzazioni su Youtube). «E guardij canta il ritornello O pal allucc ropp fumat, o saj ca' facc, tu si nu scem». «Siamo tutti e due del Vomero - raccontano Fabrizio e Marco, 15 e 16 anni, abbassando appena il volume - Ascoltiamo Geolier perché si fa un po' di bordello e c'è più gusto. Il trap ci fa sentire a nostro agio perché ascoltiamo queste canzoni lontano dal contesto familiare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino