Uso e abuso di alcol: un vizio, una moda, una cattiva abitudine, e anche una dipendenza. L'alcol dilaga e l'esordio è proprio tra i giovanissimi. Un primato in...
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Si beve ovunque, a qualunque ora, spendendo poco, sempre più lontano dai pasti, e sempre più come veicolo di relazioni sociali e umane carenti. L'Italia supera la media mondiale di un consumatore di alcol su tre: il 60 per cento degli italiani, infatti, consuma una o più dosi di alcol al giorno. Nel nostro Paese si contano 8,6 milioni di consumatori a rischio: 2,5 milioni anziani e 1,5 adolescenti. Se analizziamo le fasce d'età, scopriamo che tra gli 11 e i 14 anni prevalgono coloro che non bevono mai (64,8 per cento), e che tre su dieci lo fanno qualche volta; la situazione si capovolge tra i 15 e i 18 anni: il 65, per cento beve qualche volta e solo due su dieci sono astemi. L'esordio è sempre più precoce: più della metà dei ragazzi ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 14 anni (52,8 per cento), più di un quarto dai 15 anni in su (26,9 per cento), e quasi due su dieci addirittura prima degli 11 anni (18,4 per cento). I maschi dimostrano un approccio più precoce rispetto alle femmine: per oltre un quinto l'iniziazione è avvenuta prima degli 11 anni (21,9 per cento). La netta maggioranza dei ragazzi beve alcolici (61,7 per cento): oltre la metà lo fa qualche volta (51,6 per cento), l'8,2 per cento spesso, solo l'1,9 per cento tutti i giorni.
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È la precocità del primo bicchiere l'aspetto più preoccupante che emerge dalla ricerca. Il 15,8 per cento lo ha bevuto tra gli 11 e i 13 anni, e tra i maschi la percentuale sale al 20,5 per cento; un terzo della popolazione lo ha fatto tra i 14 e i 17 anni (33,5 per cento), per due su dieci il debutto è invece avvenuto tra i 18 e i 20 anni (20,1 per cento). Ha assunto alcol prima dei 10 anni, il 3,8 per cento degli intervistati: in particolare al Nord-Ovest, dove si registra un numero di bevitori precoci superiore alla media che si attesta al 7,6 per cento. Il fenomeno ha molteplici origini, sulle quali i medici hanno diverse opinioni: ma ce n'è una che li accomuna quasi tutti: la scarsissima correlazione tra emarginazione sociale e alcolismo. Solo il 5,3 per cento dei medici ritiene che la mancata inclusione sociale sia all'origine della dipendenza. Sarà un caso ma Francesco Auriemma, psichiatra, per molti anni in forze al Sert di Fuorigrotta, ora al distretto della Sanità, descrive una maggiore incidenza di alcolisti nei quartieri medio borghesi, rispetto a quelli popolari.
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Certe le conseguenze negative sulla salute: oltre ai danni acuti della sbornia di una sera ci sono i danni epatici a lungo termine, quelli psicologici e neurologici come una preoccupante correlazione tra l'abuso di alcol e il rischio di Alzheimer. Secondo l'Osservatorio nazionale Alcol-Cneps dell'Istituto Superiore di Sanità i consumatori dannosi, che presentano problemi di salute conseguenti al consumo di alcol, sarebbero circa 700mila. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino