Per anni non si è compreso che dietro al «gaming disorder», ossia la dipendenza da videogiochi, ci fosse una fragilità emotiva e psicologica degli...
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Cosa l'ha spinta a organizzare questo incontro?
«Sono una mamma di un bambino di 12 anni, quindi alle prese con tutte le difficoltà rappresentate dalla comunicazione e il linguaggio social e da quei volti fissi sugli schermi del cellulare. Ho capito che dovevo fare qualcosa, non solo come madre ma anche come ambasciatrice della comunità di San Patrignano, poiché parlando con esperti ho compreso che ci sono tante forme di dipendenza. Lì, come si sa, è principalmente quella da droga a essere affrontata, e non era facile mettere insieme questi temi, servivano persone competenti e le abbiamo trovate».
La tavola rotonda fa da sponda ad altre dipendenze?
«Esatto. Proviamo a mostrare i pericoli ai ragazzi, che siano un videogioco, i social, l'esigenza compulsiva di condividere online ogni tipo di informazione personale o foto intime, quella da gioco d'azzardo fino alla droga. Chi dipende oggi dai social o videogiochi, in futuro ha più rischi di diventare un adulto dipendente da alcol e droghe».
Non a caso Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano, parlerà dei tossicodipendenti che ha in cura, giocatori compulsivi di videogames da giovani.
«Infatti, bisogna portare esempi concreti ai ragazzi altrimenti non comprenderanno il pericolo. Vorrei che si parlasse anche del pericolo che c'è dietro a quelli violenti, tipo Fortnite. Ci sono casi conclamati in cui giovani hanno utilizzato le mosse di questo videogioco per aggredire le loro vittime, come a Manduria. L'aumento dell'aggressività è problema diffuso. L'adolescenza è imitazione, certo, ma sostituire i Beatles con Fortnite è terribile».
La tavola rotonda è quindi un'azione comune di più esperti, ma non si corre il rischio di parlarne una tantum e basta?
«È per questo che come obiettivo abbiamo quello di continuare, pianificando incontri e comprendendo quali strumenti didattici utilizzare nelle scuole. Non ci fermiamo qui, andiamo avanti per aiutare famiglie e ragazzi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino